Monday, December 12, 2011

Se non ora, tra qualche mese

Buongiorno, Maestro.
Buongiorno a te, mio discepolo. Come è andata la gita di cui mi avevi parlato?
Intende quella che dovevo fare con Alina per mercatini di Natale?
Esatto. Ma, per favore, risparmiami la battuta sugli spreadini.
Beh, l'ha fatta comunque lei...
Lo so, ma io sono il Maestro.
E io il discepolo.
Ad ognuno il suo, secondo necessità. Ordunque, come è andata?
Non siamo andati. All'ultimo momento Alina ha detto che doveva andare ad una manifestazione.
"Se non ora, quando?"
Quando cosa? Ah, si... scusi... era proprio quella. Ma come ha fatto ad indovinare?
Io sono il Maestro.
Ultimamente lo ripete spesso.
Perché hai bisogno di sentirlo.
Già, tendo a dimenticarlo. Comunque, non sarà che ha indovinato perché anche Larissa c'è andata?
Larissa non ha partecipato, sebbene me ne avesse manifestato l'intenzione.
E come ha fatto a convincerla a non andare?
Con il ragionamento.
Si, e magari un aiutino da parte del premio...
...krack...kabooom...rumble...
Ok, ok... non si adiri. La prego, mi illumini affinché anch'io possa imparare l'arte di far cambiare idea ad una donna.
Non esagerare. Far cambiare idea ad una donna è oltre le tue possibilità attuali.
Lo immaginavo, infatti non ci riesco mai. Ma non mi tenga sulle spine.
In realtà il ragionamento è semplice: lo slogan "se non ora, quando?" implica l'avverarsi di un insieme di condizioni tutte favorevoli all'esito di una azione. Il chiedersi "se non ora, quando?" non fa che esprimere il concetto che l'azione vada fatta in quel preciso momento perché, presumibilmente, non ve ne saranno altri altrettanto favorevoli.
E quindi?
Quindi tale slogan può valere solo per una volta.
Come sarebbe "solo una volta"?
Chiedersi oggi "se non ora, quando?" riguardo allo stesso argomento per il quale ti eri posto la stessa domanda mesi fa, non ha senso.
Perché?
Perché significa che mesi fa potevi rispondere alla domanda con un sempice "tra qualche mese".
Ooooh... non ci avevo pensato.
Perché non sei un Maestro.
Ma neanche Larissa lo è. Quanto ci è voluto per convincerla?
E' bastato esporre il concetto.
Si dice così ora? No, ok... scherzavo.
Larissa è una donna molto perspicace.
E molto poco prosperosa.
Farò finta di non aver sentito.
Comunque è una teoria interessante, penso che ne parlerò ad Alina.
Ricorda che non sei un Maestro.
Beh, che c'entra? Un ragionamento corretto è corretto a prescindere.
Vero, ma occorre credibilità nel farlo. Se lo dico io, posso convincere una donna dell'assurdità logica insita nell'usare in tempi diversi quello slogan. Se lo dici tu ti senti solo dare del maschilista.
Quindi mi sta dicendo che Larissa non è andata alla manifestazione e, grazie alle sue parole, è rimasta qui con lei?
Non proprio, in realtà è comunque uscita ma non è andata alla manifestazione.
E lei come lo sa che non ci è andata?
Me lo ha detto Alina.
Alina? Ma... e Alina come fa a sapere che Larissa...
Decisamente non sei un Maestro.
Troie.
Decisamente non sei un Maestro.
Troie.
Vuoi continuare in loop per molto?
Beh, che altro dovrei dire?
Non ti viene in mente nulla di diverso che possano aver fatto insieme?
Ah, certo. Andare a fare shopping, ad esempio.
Si avvicina il Natale.
Questa non l'ho capita.
Credi a babbo Natale?
Non ricominciamo. Ne abbiamo già discusso lo scorso anno ed è finita che sembrava ci credesse più lei di me.
Come al solito non avevi capito ma non importa. Ti semplifico la domanda: quando avrebbe potuto comprare il tuo regalo Alina se è sempre in tua compagnia?
Orpo...
Questo è un epiteto d'altri tempi.
No, orpo nel senso che non ho ancora pensato al suo regalo. Mi scusi, ora devo andare ad una manifestazione...

Thursday, October 6, 2011

Il premio, anno secondo

Buongiorno, Maestro. Oggi è proprio una bel... Noooooo!
Cosa ti succede? Cosa guardi?
Ma... ma... ma quello...
Quello è un premio.
No è... è...
Un fallo umano nero. Si. Come quello dello scorso anno.
E dobbiamo tenerlo per forza li?
Certo. Ti pare che si vinca un premio e non lo si esponga?
Ma non ne bastava uno?
Un premio non si mette in discussione. Se te lo assegnano ci sarà un motivo.
A beh... non so se il motivo per cui ci consegnano un cazz... scusi, un membro nero sia proprio piacevole.
Il valore di una vittoria non sta nella ricompensa ma nella vittoria stessa.
Sarà come dice lei ma...
Perché continui a fissarlo?
Non so. Così in coppia hanno un che di ipnotico.
Dubito che Alina sarebbe contenta di sapere che ti fai ipnotizzare dai peni umani di colore.
Non avrà intenzione di dirglielo? Comunque non sono ipnotizzato da quelli.
L'hai detto tu, non io. E ricorda che la verità è spesso in ciò che per primo prorompe dalla bocca.
Non mi sembra il caso di parlare di prorompere dalla bocca in presenza di simili arnesi.
Come sempre sai volgere in volgarità gratuite i miei insegnamenti.
Beh, gratuite non proprio. Diciamo che per certi lavoretti c'è un tariffario...
Basta così.
Mi scusi, Maestro.
Possiamo cominciare la lezione?
Solo una domanda: ma se non siamo andati da nessuna parte, come abbiamo vinto il premio?
Nello stesso modo dello scorso anno.
Non capisco. L'anno scorso ci eravamo recati in uno oscuro luogo.
Perché, questo ti sembra chiaro?
No. Ma... voglio dire, quest'anno non ci siamo proprio mossi.
Hai mai sentito parlare di conference call?
Non vorrà dirmi che abbiamo partecipato per telefono ad una premiazione che si svolge in un luogo virtuale.
Esatto.
Allora, vediamo se ho capito. Il premio lo vince chi partecipa, e fin qui ci siamo visto che da tempo abbiamo annunciato la nostra presenza. La premiazione si svolge in un luogo oscuro, virtuale e che non si sa dove sia ma che è pieno di gente, virtuale anch'essa. Poi questa gente, che non c'era, se ne va e si torna a casa da un luogo che non c'è. L'unica cosa reale e tangibile che ci resta è il... il...
Premio.
Chiamiamolo così.
Esatto. Ma sento un tono di sarcasmo nella tua voce, come se non mi credessi.
Beh, come storia non è molto credibile.
E, secondo te, il premio allora da dove viene? Pensi che sia andato a comprarlo in un porno shop?
No, no. Certo che no... solo che...
Vedi, il punto è che il Nerchianera Award non è un premio come gli altri. Il motivo per il quale il trofeo è un fallo nero è insito proprio nel nome stesso dell'oggetto che viene rappresentato.
Mi sono perso.
Perdersi in un luogo virtuale che definisci a tuo piacimento è decisamente una cosa che solo tu puoi fare.
Non è un complimento vero?
Riflettici. Comunque intendevo dire che il Nerchianera Award proprio perché premia tutti coloro che partecipano non può essere rappresentato che da un fallo.
Non capisco.
Vuoi vincere il premio?
Certo.
E come si vince?
Partecipando.
Allora, fallo.
Ehi, ora ci sono. Lei è un genio.
No, sono un Maestro. Il genio scopre le cose, io le so già.
Sempre modesto lei...
Ti ho già detto che l'umiltà è non credersi ciò che non si è, non negare ciò che si è.
Quindi ce ne teniamo due?
Esatto.
E l'anno prossimo?
Cercheremo di vincerlo di nuovo.
E che ci vuole? Tra vent'anni c'abbiamo una foresta.
Pazienza, allargheremo la mensola.
O apriamo un porno shop.

Il premio Nerchianera Award 2011

Sunday, September 18, 2011

La perfezione

La perfezione non è di questo mondo.

Ma a volte capita di assistere a qualcosa che le va molto vicino: un momento nella vita in cui qualcuno riesce a fare esattamente ciò che ha progettato, nel modo in cui lo ha progettato.

E' un evento raro ma quando capita di assistervi si ha immediatamente la sensazione che quello che sta accadendo non sia normale.

Lo capisci a pelle. Lo percepisci nettamente nella facilità e nella spontanea sicurezza con cui avviene ciò che i tuoi sensi stanno registrando.

E' un momento ipnotico dal quale ti risvegli conscio che ciò che hai visto non lo scorderai mai.

Era il 1984, in un paese che pochi anni dopo sarebbe stato distrutto dalla guerra, in un palazzo del ghiaccio che non esiste più.

Chi ama il pattinaggio artistico non lo scorderà mai.

Saturday, September 17, 2011

I numeri

Pomeriggio. La bimba piccola dorme. In soggiorno la bimba grande, dall'alto dei suoi cinque anni e mezzo, scrive i numeri sul suo quaderno.
Ad un tratto mi chiede:
Papà, come si scrive 21?
Disegna un due e poi metti vicino un uno.
Diligentemente esegue.
Papà, e come si scrive 34?
Disegna un tre e poi metti vicino un quattro.
Mi guarda e si illumina in viso. L'impressione è che abbia capito il meccanismo percui tento di verificare tale impressione e le chiedo:
Quindi come si scrive 47?
Immediata risponde:
Un quattro con vicino un sette.
Da orgoglioso papà, gongolo dentro di me e la osservo tornare a scrivere. La sento pronunciare i numeri ma ad un tratto...
Dieciuno, diecidue, diecitre...
Sto per correggerla ma mi fermo. All'improvviso mi rendo conto che ha ragione:
Per quale motivo al mondo diciamo undici se poi per tutti gli altri casi diciamo ventuno, trentuno, quarantuno...

Monday, September 5, 2011

Cina e dintorni

Premetto che non sono un economista ma un imprenditore. Quello che scrivo è ciò che penso alla luce delle informazioni che raccolgo ed elaboro a mio uso e consumo.

La Cina viene indicata come la grande economia trainante di questo periodo e come il modello socio economico che sembra in grado di cavalcare e domare la crisi che attanaglia il cosiddetto "mondo occidentale" o "mondo sviluppato".

Ma è veramente così?

A occhio le cose quadrano: la loro crescita è robusta, il loro modello di capitalismo governato dallo stato pare permettere quel decisionismo che manca alle democrazie occidentali, hanno liquidità da investire (anche all'estero).

Ma non è tutto oro quello che luccica sebbene nei loro forzieri ve ne sia molto di quello vero.

La prima cosa da notare è che siamo stati abituati a giudicare la dimensione dell'economia di un paese in termini di variazione del suo PIL (o GDP), perdendone però di vista il valore assoluto. Il +8% di crescita del PIL cinese messo a confronto con il +prefisso telefonico nostro è sicuramente impressionante ma se qualcuno vi dicesse che il PIL cinese, in valore assoluto, è solo poco più del doppio di quello italiano come vi sentireste? (badate che non sto sottovalutando l'importanza della crescita del PIL, anzi)

Eppure è proprio così: la Cina è un immenso paese, 25 volte l'Italia (come popolazione) ma ha un PIL che è solo poco più del doppio del nostro (e un terzo di quello degli USA)



cosa che si riflette sul PIL pro capite, che è 10 volte meno del nostro



Se poi consideriamo che la ricchezza è distribuita in modo molto meno equo di quanto sia da noi, l'immagine che ne traiamo è quella di un paese in cui, a fronte di una minoranza (molto minoranza) che vive grossomodo sui livelli nostri, vi è una immensa parte del paese che vive nella miseria più assoluta. Quantomeno con il metro nostro (e, probabilmente, anche con il loro). E la cosa non sta migliorando, come potrebbe sembrare, ma peggiorando: il World Bank's Gini coefficient (il più usato indicatore di distribuzione della ricchezza) è passato da un valore di 0.28 negli anni '70 all'attuale 0.47 (occhio che 0 significa equidistribuzione, 1 totale asimmetria).
I beneficiari di tale asimmetria sono una elite di imprenditori-politici (con il trattino a significare che coprono entrmbi i ruoli) favoriti dal sistema fiscale cinese che convoglia più dell'80% degli stimoli all'economia nelle aziende e nelle attività più direttamente sotto il controllo dello stato. Non ci sarebbe nulla di male in questo se non fosse che, però, queste realtà pur controllando il 60% delle risorse economiche del paese contribuiscono solo per il 30% al PIL e, soprattutto, danno lavoro a meno del 20% della forza lavoro totale.

Il secondo aspetto da notare è che la crescita cinese è trainata dal manifatturiero. Ma di cosa si tratta, in realtà? Si tratta di prodotti che vengono esportati quasi totalmente per soddisfare il mercato estero che li commissiona. Di fatto la Cina è un paese produttore di beni destinati al consumatore straniero e, in questo, ne è pressoché totalmente dipendente.
D'altro canto il mercato interno cinese è pessimo. Non arriva a coprire il 36% del PIL, ben al di sotto non solo della media mondiale ma anche di quella di molti paesi a bassissimo reddito. Non è un caso che l'obiettivo principe che il governo cinese si è posto per il 12-esimo piano quinquennale sia di incrementare i consumi domestici.

Ma non sarà facile.

Innanzitutto la Cina sta vivendo un periodo di forte inflazione. L'aumento di prezzo dei beni essenziali (il cibo, sugli altri) e la mancanza di un welfare state porta il consumatore cinese a limitare la spesa e crearsi dei risparmi come assicurazione per il futuro. Tanto per dare una idea la spesa per educazione, sanitaria, welfare e supporto all'occupazione è in Cina il 30% delle entrate fiscali contro il 50% e oltre dei paesi occidentali. Il governo centrale ha puntato quasi tutto sul controllo dell'inflazione incrementando i tassi di interesse più volte ma senza apparentemente riuscirci. In compenso ha minato le potenzialità dei suoi settori manifatturieri più piccoli che non riescono più a competere. La lotta all'inflazione, per il governo cinese, è più che un fattore monetario: è una sfida che li porta a dover gestire un equilibrio tra economia del paese e problemi sociali senza, per questo, minare il loro modello socio/economico. Questo in un periodo storico in cui la popolazione non ha più la capacità di accettare politiche che prescindano dalla ricchezza individuale perché nell'era post Deng le ideologie sono state messe al servizio del raggiungimento (anche se solo ipotetico o potenziale) di questa.
I politici stessi non sono più in grado di prendere decisioni prescindendo dall'impatto che queste avranno sulla popolazione. O comunque non possono permettersi di andare per tentativi contando sulla sottomissione delle masse. Certo, rispetto a come sono abituate le popolazioni dei paesi democratici siamo ancora lontani anni luce, ma per i decisori cinesi quelcosa è cambiato. Questo ha portato ad una politica tesa a piccoli aggiustamenti granulari che salvaguardino il paese da grossi scontri in grado di minare la stabilità del PRC, piuttosto che a grosse manovre potenzialmente in grado di suscitare ondate di scontento. Ovviamente, però, questi aggiustamenti spesso non hanno la forza necessaria o preventivata.

In secondo luogo occorre capire che un sistema economico non può variare in una sola componente lasciando inalterate le altre: se si vuole incrementare il mercato interno occorre che gli attori abbiano i soldi per consumare. Ma questo può avvenire solo aumentando gli stipendi, cosa che riduce la competitività. Di fatto l'obiettivo di creare un mercato interno che sia in grado di rendere la Cina meno dipendente dal consumatore straniero rischia di ridurre le esportazioni (perché i prodotti costerebbero di più) in un momento in cui queste già si stanno riducendo a causa della crisi che attanaglia il mondo occidentale.

L'obiettivo di aumentare il reddito pro capite, quindi, non si scontra solo con la necessità di ridurre la ricchezza che attualmente va ad una più o meno ristretta elite aumentando quella diretta alla popolazione ma con la dura realtà di un paese largamente rurale che, se vedesse aumentare il suo reddito, per prima cosa comprerebbe cibo e non i beni di cui la Cina è produttrice. In questo fallendo l'obiettivo di rendere il paese meno dipendente dalla domanda estera.

A proposito del controllo centralizzato che la forma di governo cinese sembrerebbe garantire, occorre dire che non li ha messi al riparo del tutto. Anche loro hanno alle porte quello che sembra una sorta di riedizione dei mutui subprime USA in salsa manifatturiera. Di fatto il governo centrale avrebbe lanciato una sorta di audit teso a verificare quante delle nuove aziende a cui aveva prestato soldi per permetterne l'impianto siano realmente partite e siano in grado di garantire utili tali da ripagare il debito. In pratica c'è il dubbio che, data la contrazione del mercato occidentale, molti di questi debiti siano inesigibili con le conseguenze del caso. Sembra strano che possa succedere una cosa simile in Cina ma non dimentichiamoci che la loro struttura è fortemente burocratizzata e non è facile per il governo centrale avere un quadro esatto di ciò che fanno le realtà locali.

Lo stesso avviene nel mercato immobiliare i cui prezzi stanno andando alle stelle con il governo centrale che cerca di porre rimedio arrivando fino a imporre vincoli alle transazioni di vendita (o a vietarle del tutto) a seconda che le città coinvolte corrispondano a criteri particolari. Cosa che, però, ha comportato ulteriori distorsioni al mercato portandolo su un percorso che non è poi diverso da quello USA o Spagnolo della bolla edilizia.

Fin qui vi ho parlato della situazione cinese. Ma dal punto di vista occidentale, è ancora così appetibile la Cina?

Sicuramente si, ma ad alcune condizioni che hanno direttamente a che fare con la sua competitività.

Prendiamo il caso di un europeo che debba decidere se produrre in Cina o in altro paese. La prima cosa da prendere in considerazione è che per portare il prodotto dalla Cina all'Europa occorre un mese di nave (non considero produzioni la cui marginalità è tale da rendere conveniente il trasporto aereo). Questo ha un costo che non è solo quello del trasporto, ampiamente spesabile nel prezzo, ma nel fatto che occorra prevedere esattamente quanto si intende vendere senza avere la possibilità di integrare all'ultimo momento. Ovviamente il problema è tanto più sentito quanto più i prodotti hanno vendita stagionalizzata ma, oramai, lo sono quasi tutti, anche i cibi. Capite che questo espone al rischio di ordinare troppo poco, quindi di restare senza prodotto e perdere clienti (non solo vendite, il cliente che non trova il prodotto probabilmente non torna più nel negozio nemmeno a comprare altro) oppure ordinare troppo, quindi avere rimanenze inutili e capitale immobilizzato in prodotti che magari non si venderanno più. E questo è un costo sensibile.
Perdipiù le previsioni di vendita andranno fatte molto in anticipo rispetto al periodo di vendita (almeno il mese di nave più il tempo di approntamento) il che rende le cose decisamente più difficili (quindi più rischiose, quindi più costose).

Il secondo aspetto è che la competitività cinese si basa soprattutto sul costo della mano d'opera e sulla scalabilità della produzione, intendendo con quest'ultima la capacità di reagire immediatamente alla richiesta di un incremento di produzione a parità di consegna. Entrambi questi fattori sono però alla mercé della qualità richiesta. Prodotti con tolleranze richieste non compatibili con lavorazioni manuali implicano il ricorso a macchinari. Questo riduce la loro competitività perché il vantaggio che hanno nel costo della mano d'opera si riduce drasticamente se ogni operaio deve essere dotato di un macchinario. E questo nonostante il macchinario prodotto in loco possa costare meno e ci sia un consistente vantaggio nei costi energetici. Inoltre la necessità di costruire una macchina per operaio riduce la scalabilità della produzione: se la lavorazione è interamente manuale e il committente richiede un raddoppio della produzione, trovano immediatamente il doppio del personale (sono un miliardo e mezzo) e soddisfano la richiesta. Se devono costruire una macchina per ognuno occorrono grossomodo gli stessi tempi nostri.

Un ultimo aspetto fondamentale riguarda il rispetto delle normative: se il prodotto deve rispettare capitolati precisi non possono usare le scorciatoie che usano nei prodotti non vincolati accedendo a materiali e semilavorati meno costosi. Tralascio la questione ambientale perché richiederebbe un post apposito... che coinvolgerebbe anche il consumatore occidentale e le sue abitudini d'acquisto.

Bene, alla fine di tutto questo chiudo con la domanda che mi ha fatto qualche giorno fa Yossarian:
"Ma se i cinesi riescono a far crescere la domanda interna, praticamente siamo fottuti?"
Prima vediamo se ci riescono a parità di condizioni. Poi... fammi indovino e nessuno vincerà più al Superenalotto.

Sunday, August 21, 2011

Cronache da una spiaggia

La spiaggia attrezzata è uno spaccato della società a cui non saprei rinunciare. Permette di origliare le conversazioni e di rendersi conto del livello tragico di ignoranza che pervade il mondo odierno.

Ho imparato, ad esempio, che le Dolomiti sono rosse quando vengono illuminate dal sole perché sono di granito rosa. Oppure che i rifiuti per le strade di Napoli sono quelli speciali che le industrie del nord smaltiscono illegalmente in Campania.

Quasi per scherzo quest'anno ho preso a postare sul mio G+ alcune perle di quotidiana saggezza che ho chiamato "Cronache da una spiaggia" e, piacevolmente, alcuni mi hanno chiesto di raccoglierle in un post. Eccolo qui.

5 agosto
Famiglia non vi dico di dove. Argomento del giorno: nutrizione.
Passano in rassegna il modo corretto di alimentarsi, gli ingredienti più e meno grassi e i paesi in cui il fisico della popolazione media indica una cattiva alimentazione.
Tutto corretto solo che sotto l'ombrellone i due figli stanno ciucciando il terzo gelato della mattinata. Niente di grave se non fosse che fanno 22 anni in due e un ordine di grandezza in più se espressi in chili.
La madre li guarda, forse ripensa a ciò che aveva detto poco prima a proposito dei bambini USA e sentenzia:
"Certo però occorre tenere presente che c'è chi il grasso ce lo ha dentro, è costituzione."
Io osservo le tre borse frigo che occupano un metro quadro di ombra e penso a che tipo di costituzione contempli l'ingestione di porzioni monumentali di melanzane alla parmigiana, pasta fredda e panini che noi mangiamo in quattro.
5 agosto
Madre di un soggetto umanoide con rapporto di forma 1:1:1 (alto quanto largo quanto profondo):
"La scuola me lo rovina. Impara, si, ma mi deperisce. Quando studia non mangia quasi niente"
Lo guardo, faccio una rapida stima e giungo alla conclusione che o non studia granché o la scuola da loro dura molto poco o con quello che mangia lui quando deperisce mia figlia diventa obesa.
6 agosto
"Che fastidio queste vespe. Oggi sono proprio tante."
"Vero. Chissà perche poi solo qui?"
Osservo i figli. Sono unti di pomodoro dal mento all'ombelico e, probabilmente, al cospetto di tale mole di cibo le vespe hanno chiamato rinforzi.
Peraltro ciò non turba il pranzo a base di pizza che esce ininterrottamente dalla borsa frigo. Osservo con stupore crescente: l'impressione è che li dentro ci sia un forno a legna con pizzaiolo incorporato. O una sorta di stargate la cui altra estremità si trovi a Mergellina in una pizzeria.
6 agosto
Ricordate il discorso sui bimbi che avevano il grasso dentro e che fosse "costituzione"?
Oggi è arrivato il padre "costituente".
Vi dico solo che la sdraio in alluminio ha preso a cigolare PRIMA che si sedesse.
7 agosto
Oggi inizia il pienone ferragostano. Il bagnasciuga sembra la banchina del metrò di piazza Duomo, manca solo la riga gialla. L'acqua è più calda ma ciò non sorprende.
La piccola, che ama ballare, va come tutti i giorni a fare i balli di gruppo. Oggi sembra Mowgli in mezzo agli elefanti del colonnello Ati. O un cucchiaino in un piatto di budino.
Di passaggio orecchio i discorsi sotto gli ombrelloni: la crisi la fa da padrona nella sua declinazione relativa al fatto che non si riesca a raggiungere fine mese. A giudicare dal peso medio non sembrerebbe, a meno che non si portino avanti nelle prime due settimane.
7 agosto
Lista della spesa.
"Hai comprato il tonno?"
"Si, questa mattina."
"E dove è?"
"In macchina."
Guardo il sole basso del tardo pomeriggio, osservo i bagnanti saltellare sulla sabbia ancora rovente e penso ad una scatoletta di tonno chiusa in un'auto al sole. Si vede che risparmiano sulla cottura.
Ma la lista continua in un crescendo di colesterolo finché, a sorpresa, lei detta al marito:
"Mi raccomando, il pane light".
La piccola mi guarda ridere come un cretino e si chiede il perché.
8 agosto
Una bimba con ciambella e braccioli incorporati trotterella verso l'ombrellone incurante della sabbia rovente. L'isolante, del resto, non le manca. Dalle labbra penzola stile sigaro toscano il bastoncino dell'ennesimo (con enne che tende ad infinito) chupa chups.
La madre viene sfiorata per un attimo dal dubbio:
"Ma non le faranno male tutti sti chups?"
Il padre:
"Basta che poi si lavi i denti. Certo che ai miei tempi i chupa duravano di più, mi sa che erano più grossi."
La madre annuisce.
Come al solito avevo equivocato: il "far male" era riferito alla carie e non al fegato.
9 agosto
Un pachiderma in ciabatte raggiunge l'ombrellone sbuffando come una locomotiva. Il sudore ruscella allegramente creando delle rapide tra le pieghe della pelle. Si accascia sulla sdraio che, questa volta ne sono certo, cigola prima che lui la tocchi.
La moglie chiede:
"Hai comprato il pesce?"
Lui:
"No. Cioè, si. Avevano del bellissimo spada ma era un peccato farlo tagliare adesso. Quando torniamo me lo affetta fresco."
Tiro un sospiro di sollievo: temevo che lasciasse il pesce in macchina come aveva fatto con il tonno in scatola.
9 agosto
La madre al bimbo:
"Non ti sporcare che sei pronto ad andare e siamo con la macchina di papà"
Poi si gira per sistemare le borse.
Il bimbo si allontana. Quando la madre si gira di nuovo, il bimbo riappare. Fradicio.
"Non è colpa mia, mi hanno buttato in acqua."
La bugia non regge nemmeno ad un esame sommario e la madre gli annuncia una punizione "esemplare".
Dentro di me inizio a pensare cose del tipo: una settimana di dieta, solo un gelato al giorno, la pizza senza mozzarella. Anche cose terribili tipo niente bombolone con la crema a metà mattina. Invece...
"Sette giorni senza andare al parco giochi, e adesso asciugati che questa sera si mangiano le salsiccie e ci vuole tempo per cucinarle che sono grosse"
10 agosto
Il padre costituente:
"Cosa si mangia questa sera?"
La madre esecutiva:
"Possiamo rifare le salsiccie che erano piaciute tanto. Però questa volta ditemi prima quante ne volete a testa."
Si aprono le grida e l'ombrellone si trasforma in Wall Street. Al termine delle contrattazioni e al momento di tirare le somme, il padre viene colto da un dubbio:
"Però che siano almeno 100 grammi l'una altrimenti..."
La sua quota era di sei salsiccie.
12 agosto
Come sapete mia figlia ama ballare e non si perde i balli di gruppo. Oggi, in pedana a fianco a lei, è salita la bimba con braccioli e ciambella incorporati.
Tutti sono scalzi, lei porta le Crocs. Tutti si dimenano, lei è ferma come un plinto e non può essere diversamente dato che sta mangiando una granita suggendola attraverso una cannuccia. Si sa che la prima cosa da tenere in mano mentre si danza è qualcosa da mangiare, soprattutto qualcosa che si possa versare ad ogni movimento.
Osservo la reazione di mia figlia che, dopo aver urtato per la terza volta il plinto, la guarda come farebbe con un fastidioso gradino e si sposta dall'altro lato della pedana.
In tutto questo la madre del plinto continua a riprenderla con il cellulare, incurante degli sguardi altrui e persino quando l'animatore, all'ennesima scivolata sul ghiaccio della granita spanto per terra, le lancia una occhiata inequivocabile.
13 agosto
Domani è in programma la mega processione nella quale la Madonna del paese percorre le strade fino al mare. Per prepararsi i locali hanno la curiosa abitudine di sparare botti terrificanti a salve di quattro a partire dalle otto del mattino.
Quando dico terrificanti intendo che, a occhio, con tre di loro si potrebbe sparare una granata dal 406/50 della Missouri.
Il risultato temo sia che la povera Madonna senta più bestemmie oggi che è la sua festa che nel resto dell'anno tutto insieme.
13 agosto
Cronache da un terrazzo
Sera. Guardo in lontananza dei fuochi d'artificio e penso:
"Ma lì a monte non c'è la pineta?"
Non faccio in tempo a finire il pensiero che un rogo colossale avvolge pineta e statale tirrenica, che ci passa in mezzo.
Ci credo che la Madonna del paese che domani porteranno in processione è una Madonna nera: avranno carbonizzato pure lei.
14 agosto
Osservo quello che chiamo effetto pifferaio magico: basta che un bimbo appaia con in mano un sacchetto di patatine perché si formi dietro di lui un codazzo di pretendenti.
Curiosamente lo stesso non accade alle indiscusse miss del lido. A meno che non abbiano loro in mano il sacchetto.
Non ci sono più i maschietti di una volta.
14 agosto
Ripenso al padre costituente e mi sovviene una scena.
Lui, seduto sulla sdraio i cui bracci implorano pietà al Dio Chrom, affonda la forchetta in una terrina di spaghetti, levando il viso solo per bere a canna dalla bottiglia di birra gelata.
La moglie gestisce la logistica del cibo, essenzialmente le uscite dalla borsa frigo.
Ad un tratto, ecco: appare lei, la Dea della spiaggia, colei che tutti fa girare e tutte fa friggere d'invidia.
Il figlio, pur giovane, rimane incantato e grida al padre:
"Papà, guarda che gnocca, sembra Megan Fox!"
Il padre non alza nemmeno lo sguardo:
"Si, dopo... dopo... adesso lasciami finire che si fredda."
La scena si dissolve e lascia il posto al consueto, tremolante panorama.
15 agosto
Cronache dal paese in cui c'è una spiaggia.
Oggi è il giorno della processione nella quale la Madonna che ieri era discesa al mare oggi viene riportata alla grotta accanto al santuario presso il quale risiede per tutto l'anno.
Vige una curiosa tradizione: in questi due giorni i locali non vanno in spiaggia e non si bagnano nel mare perchè l'assenza delle Madonna dalla sua sede pare porti sventura e ci sia il rischio di tragedie.
Dentro di me non posso non pensare alla Madonna in ferie con l'out of office.
16 agosto
Ieri era Ferragosto e qui significa mangiare quantità smodate di cibo. Oggi la famiglia con a capo il padre costituente non c'era: si vede che avranno deciso di pranzare leggero. Oppure saranno a fare la spesa.
17 agosto
Fine.


"Dio è momentaneamente assente."
Ha deciso di scendere un momento e farsi un bagno in mare.

Tuesday, July 19, 2011

Lezione di economia

Maestro mi consigli: in cosa posso investire i miei pochi risparmi?
Tu hai dei risparmi?
Certo, cosa crede? Mica spendo tutto in... in...
Hamburger e patatine?
Beh, qualcosa si... però...
Birra e fagioli con le cotiche?
Ehm... bisogna pur mangiare...
Certo, e anche bere. Lingerie di pizzo?
Quella non è per me!
Voglio ben sperare. Presumo che sia per Alina.
Si. Sa, qualche regalo... e poi mi piace quando si mette certe cose.
Non metto in dubbio.
Insomma, tra una cosa e l'altra sono riuscito a mettere insieme una certa somma ma non so dove metterla, come investirla.
Più precisamente cosa vorresti ottenere? Perché, vedi, già il metterla o l'investirla sono due cose diverse.
Ecco, lo sapevo. Come sempre ho fatto casi... scusi, confusione. Mi illumini, Maestro.
C'è poco da illuminare: in questo periodo l'incertezza è sovrana e ne sono prova i paradossi.
Paradossi?
Si. Ti faccio un esempio: nella mentalità comune il mettere i contanti sotto il materasso è sempre stato considerato un segno di stoltaggine, di mancanza di cultura economica, di irresponsabilità.
Giusto, ci mancherebbe. Anche mia nonna sapeva che a lasciare i soldi sotto il materasso perdono di valore. C'è l'inflazione, il costo della vita che cresce...
Esatto. Ma...
Ma?
Ma immagina che un possessore di titoli avesse deciso all'inizio del 2008 di venderli tutti e mettere il ricavato in contanti sotto il proverbiale materasso.
Orpo... oggi sarebbe... porca troia!
Prima che ti scaldi, guarda che quello che è successo non rende valido o conveniente il materasso come forma di investimento, ma è indicativo di un apparente paradosso.
Apparente una cippa! I soldi persi con le azioni sono veri, se li avessi messi sotto il materasso li avrei ancora.
Certo, ma non dimenticare che se giochi d'azzardo puoi vincere ma anche perdere.
Sta paragonando la Borsa ad un casinò?
Non ho detto questo. Il punto è che quando si fa un investimento si valutano i rendimenti dello stesso ma spesso si sottovalutano i rischi, credendo che questi siano valorizzati nel rendimento o nel prezzo.
E non è così?
Solo in parte. O meglio: sono valorizzati i rischi legati ad eventi e circostanze normali, comprendendo in queste anche variazioni notevoli. Ma, ovviamente, non quelle estreme.
E perché no?
Per una questione di ragionevolezza: quando decidi di prendere un aereo, il rischio che precipiti lo metti in conto nella tua decisione?
Beh, no. Però è presente: quando decolla c'ho le chiappe chiuse.
Sempre elegante nelle tue figure retoriche. Comunque il fatto che sia presente non lo rende un fattore concorrente alla scelta. Il motivo è che se dovessimo considerare l'evento estremo con lo stesso peso che diamo agli altri fattori non faremmo più nulla. E tu non prenderesti l'aereo.
Mi sono perso.
Immaginavo. Tutto il discorso serve a farti capire che quando hai comperato dei titoli nessuno ti ha garantito che avrebbero mantenuto o accresciuto il loro valore ma che, normalmente, ciò accade. Ogni tanto, però, un aereo cade...
Quindi non devo lamentarmi?
Lamentarsi non serve a molto.
Quindi cosa devo fare con i miei soldi?
Io sono il tuo Maestro, non il tuo consulente finanziario.
Ma lei sa tutto, conosce tutto...
Ma non il futuro. Come ti ho detto spesso, non sono un indovino. Io ti posso dare gli strumenti necessari affinché tu possa fare delle scelte ma non posso scegliere al posto tuo.
Mi suona un po' come lavarsene le mani.
Pilato è una personalità sottovalutata. In ogni caso il tuo futuro è solo nelle tue mani.
Nel senso che devo decidere da solo?
No. Nel senso che devi imparare ad usarle. I lavori che generano soldi spostando i soldi non hanno molto futuro senza un paio di mani capaci.
Deve essere per quello che il mondo della finanza è pieno di troie.
Come dici?
Si, dove ci sono i potenti che comandano è sempre pieno di bordelli. Lo insegna la storia.
Io però mi riferivo ad un altro tipo di lavori manuali.
Intende il fisting?
...krack...kabooom...rumble...
Ok, ok... ho capito...

Friday, July 15, 2011

Minnesota

Mariaaaa... hanno spento il Minnesota. Hanno dato il comando di shutdown, come Windows.
Come dici?
Shutdown vuol dire che è fallito?
Ma vadavialcul...

Monday, June 6, 2011

A bocca aperta

No, la nota trasmissione di Funari non c'entra. Se vi aspettavate un post su di essa cambiate pure link che non mi offendo.

La bocca è quella della piccolina di 17 mesi quando siamo entrati nel Fantasy Kingdom di Gardaland e si è trovata di fronte ciò che generalmente vede sui libri o in televisione.

Ebbene si, da bravo papà (e con la brava mamma), ho approfittato del ponte per portare le bimbe a Gardaland. Non era la prima volta visto che già c'eravamo stati con quella che ora chiamiamo "grande" anche se ha solo 5 anni. In realtà c'era anche la piccola, ma non lo sapevamo ancora, ma questa è un'altra storia...

Come la scorsa volta abbiamo (io e la moglie) fatto le cose per bene: tre giorni, due notti e pernottamento al Gardaland Resort che, per le bimbe, è quello che crea l'atmosfera. Da quando si svegliano la mattina a quando vanno a letto la sera sono immerse nei personaggi che poi ritrovano nei giochi del parco. Vi dirò che farsi la barba davanti ad uno specchio la cui cornice reca agli angoli Aurora, Ti-Gey, Mously, Pagüi e al centro l'onnipresente Prezzemolo fa un certo effetto sebbene inferiore a quello che si avrebbe asciugandosi il sedere con un... va beh, lasciamo perdere.

In ogni caso non è di Gardaland che voglio parlarvi ma dello spaccato di curiosa umanità che ho potuto osservare e che, probabilmente, non è legato a questo parco ma a tutti i luoghi in cui ci siano da condividere spazi e servizi con altri. Del resto le stesse cose le avevo notate anche lo scorso anno in villaggio vacanze.

Prima però lasciatemi dire un cosa a cui tengo perché stupisce quando non dovrebbe: tutto il personale di Gardaland e del resort, indipendentemente dalla mansione è di una gentilezza e disponibilità assoluta. Lo so, mi accuserete di leccare il culo ma chi mi conosce sa che, generalmente, sono estremamente severo su questo che ritengo un requisito fondamentale per ogni struttura ricettiva, specie se dedicata al divertimento. Bene, qui è talmente evidente la cosa da lasciare stupefatti. Anche se poi, ripensandoci, la normalità dovrebbe essere il sorriso non il grugnito.

Ma torniamo alla varia umanità che frequenta questi luoghi.

Il cartello

Nella hall del resort ci sono le statue dei personaggi a grandezza naturale. Essendo vicine alla balconata che sovrasta la rampa di scale che scende al ristorante, su di esse è ben in vista un cartello con scritto "Vietato arrampicarsi sulle statue". Non avete idea di quanti bimbi, penzolando da esse, abbiano fatto cadere quel cartello e di quanti genitori siano accorsi a... risistemare il cartello. Si, avete capito bene: sgridavano i figli perché, arrampicandosi, avevano fatto cadere il cartello su cui era scritto di non arrampicarsi.

Il concetto di spazio

Baby dance, dopo cena al resort. I bimbi al centro con l'animatrice e i genitori intorno che guardano. Tutto normale? No. Ognuno pretenderebbe, contro le leggi della fisica e della geometria di poter vedere il proprio figlio/a da meno di un metro di distanza. Risultato: il cerchio dei genitori si stringe al punto tale che i bambini, invece di avere lo spazio necessario a danzare, sembra si trovino su di un autobus all'ora di punta.
Scambio di battute esemplare:
Figlio/a: "Mamma, se non ti sposti non riesco a ballare"
Mamma: "Non fare caso a me, balla che ti sto riprendendo"
Curioso corollario è il fatto che se stai guardando tua figlia lasciando un paio di spanne tra te e le persone che ti stanno davanti è certo che ti si infili in mezzo qualcuno.

Le regole

Alcune attrazioni richiedono che la struttura fisica sia all'interno di certi limiti, che generalmente sono relativi all'altezza. Non lo fanno perché sono stronzi o razzisti ma perché se sali su una giostra che ti fa volteggiare gambe a penzoloni con virate al limite del g è tuo interesse non scivolare fuori dal contenimento partendo per la tangente con punto di atterraggio all'aeroporto di Bergamo Orio al Serio.
Invece c'è quello che si presenta con il figlio di 110 cm che sostiene che vuole il rimborso del biglietto perché tutte le giostre più belle il bimbo non le può fare. Ora, a parte il fatto che il non vedere il figlio spiaccicato contro un pilone dovrebbe essere di suo interesse, sulla mappa del parco che è disponibile dappertutto ben prima di fare il biglietto (anche sul sito internet) sono specificati i vincoli di ogni attrazione. Lamentarsi con il personale che non fa accedere è da idioti: se per caso cedessero alle lamentele, il figliolo tornerebbe a casa in volo.
Esilaranti poi quelli che sostengono siano sbagliati i campioni di altezza che usano agli ingressi: "Mio figlio non è mai stato un metro e venti". Già, mai stato: è passato direttamente da un metro e dieci a uno e trenta.

Gli indecisi

Padre e madre litigano furiosamente se fare prima la giostra A oppure la B. Il figlio li guarda poi il dialogo diviene:
Figlio/a: "Io vorrei fare la giostra C..."
Mamma/Papà: "Zitto e ringrazia che stiamo facendo tutto questo per farti divertire"
Il bimbo pensa: "Che culo che ho".

I decisi

Padre e madre marciano brandendo la mappa su cui hanno annotato percorso, tempi e giostre che il bambino dovrà fare. Il figlio li guarda poi il dialogo diviene:
Figlio/a: "La giostra A mi fa paura..."
Mamma/Papà: "Zitto e ringrazia che stiamo facendo tutto questo per farti divertire"
Il bimbo pensa: "Che culo che ho".


Beh, queste sono solo alcune delle scene che ho potuto osservare, se me ne verranno in mente altre le aggiungerò.

Un'ultima cosa: la bimba grande, questa sera, ha voluto sul suo comodino la mappa di Gardaland. E il papà non poteva chiedere ringraziamento migliore.

Tuesday, May 24, 2011

Expo

Hanno partorito.

Dopo un concorso con giuria, giurati, giurin giurello e sondaggio on-line è stato scelto il logo definitivo per Expo 2015.

È questo qui:


Il logo scelto per la manifestazione

Ora, io non entro nel merito della questione se sia bello o meno (meno) né se sia pratico dovendo usarlo per il merchandising (sarà un incubo per i creativi) né se sia intuitivo (visto da lontano sembra fuori fuoco).

Il punto è che oramai tutti avevamo negli occhi questo logo:


Il logo della candidatura

Perché cambiarlo?

A parte che, personalmente, lo reputavo molto più bello visto che legava scienza (Uomo di Vitruvio) e ambiente (l'immagine del pianeta), non riesco a capire il motivo per il quale dovesse cambiare.

Sul sito di Expo lo spiegano così:
Il celebre disegno "Uomo di Vitruvio" di Leonardo da Vinci ha contraddistinto l'immagine e l'identità di Expo 2015 fin dalla fase di candidatura.

Come in tutte le esposizioni universali, dopo la registrazione ufficiale della città ospitante si vuole individuare un simbolo che rappresenti i valori dello straordinario evento universale.

La registrazione ufficiale al BIE è avvenuta e ora Expo 2015 lancia il Concorso di idee creative per il nuovo logo, coinvolgendo studenti e neo laureati delle Scuole di Design e Arti, Architettura, Moda, Disegno Industriale e Grafica Pubblicitaria.
Boh. A me suona come "Abbiamo un logo che ci ha contraddistinto, ci ha fatto vincere, oramai tutti lo conoscono QUINDI lo buttiamo nel cesso e ne usiamo uno peggiore ma scelto dal basso".

Mi verrebbe un vadavialcul...

Saturday, May 21, 2011

Telemarketing

Come tutti ricevo la mia dose di telefonate tese a propormi questo e quello. Il tenore delle mie risposte dipende non da ciò che propongono, di cui non mi può fregare di meno dato che se mi serve qualcosa ho mille modi per esserne informato, ma da come si propongono.

E non mi faccio alcun problema ad essere scortese o maleducato dato che se fai un mestiere che comporta rompermi le balle alle otto di sera mentre sono a cena o, come oggi, alle due del pomeriggio del sabato con la bimba appena addormentata, è bene che tu metta in conto che ci sarà una discreta percentuale di contatti che ti manderà al diavolo.

E non contare sul pietismo del "ho trovato solo questo lavoro". Se sei in un call center probabilmente lo devi a Darwin.

Ad ogni modo, quello che sto notando è che recentemente le strategie si sono fatte decisamente offensive ed antipatiche e non credo sia frutto di un caso perché la cosa è comune a quasi tutti gli operatori che mi hanno contattato. Un po' come se questo fosse l'ultimo grido del telemarketing.

Sarà anche così ma, almeno con me, funziona al contrario.

Agevolo alcuni esempi.

Operatrice telco
"La chiamo a nome di A.C.M.E., dalle nostre verifiche risulta che lei abbia già un collegamento ADSL in casa con altro operatore. Può dirmi cosa paga?"
Vadavialcul (in altri termini ma il significato è quello)
Già sarebbero fatti miei che io abbia o meno una ADSL in casa ma vieni anche a chiedermi quanto pago? E secondo te io rispondo ad una domanda di questo genere?
Non so voi ma io sono in imbarazzo quando devo chiedere una cosa del genere, tanto è vero che se fossi costretto a farlo inizierei con il classico "Non per farmi gli affari tuoi ma posso chiederti...". E lo chiederei solo ad un parente o ad un amico stretto.

Azienda che vende certificati SSL per conto di A.C.M.E.
Buongiorno sono Tizio, la chiamo perchè abbiamo visto che lei ha in scadenza un certificato SSL di A.C.M.E. e volevo proporle di rinnovarlo attraverso di noi."
"No grazie, non intendo cambiare fornitore."
"Non si tratta di un fornitore ma di un collaboratore."
Vadavialcul (in altri termini ma il significato è quello)
Vuoi venire ad insegnare a me la differenza tra fornitore e collaboratore? Accomodati ma non mi sembra una strategia vincente. Sai, chi è imprenditore da una ventina d'anni forse lo sa già di suo.

Venditore porta a porta di nota marca di aspirapolveri

Marca che, peraltro, vende solo attraverso questo canale.
Ore 19:30, suona al campanello.
"Siamo della A.C.M.E., scusi l'orario ma durante il giorno non c'è nessuno."
"Non mi serve un aspirapolvere nuovo, grazie."
"Ho capito. Magari posso parlare con la signora?"
Vadavialcul (in altri termini ma il significato è quello)
Ma questo in che secolo vive? "Posso parlare con la signora?" può stare a significare solo due cose: "tu sei un cretino che non sa che gli serve l'aspirapolvere ed è meglio che parli con chi lo usa", oppure "con te non cavo un ragno dal buco ma provo con la moglie, hai visto mai che riesca a convincerti". In entrambi i casi sembra di rivedere uno spaccato familiare degli anni '50. Inoltre se durante il giorno non trovi nessuno è probabile che sia perché entrambi i tuoi obiettivi lavorino: non ti viene in mente che suonare alle 19:30 non metta propriamente di buon umore?

Boh. Quello che mi lascia perplesso è che anche oggi ho ricevuto una chiamata dello stesso tenore, in cui prima ancora di propormi qualcosa mi chiedevano informazioni che, sarò paranoico, ma io continuo a considerare abbastanza riservate. Voglio dire: quanto pago di telefonate, quanto sia il mio consumo annuale di elettricità, chi sia il mio fornitore di metano non sono segreti di stato ma non puoi chiedermi una cosa del genere come prima cosa. Eventualmente, se sono disposto a valutare un preventivo o uno studio di fattibilità, me lo chiedi con quello scopo e in quel momento.

Resta il fatto che, se tutti fanno così, o si stanno sbagliando alla grande o, più semplicemente, la cosa funziona tranne che con me.

Friday, May 13, 2011

12 maggio

Sono passati dieci anni da quel 12 maggio ma è come se il tempo si fosse fermato.

Oggi le bimbe assorbono tutto il nostro tempo e i nostri pensieri ma in sottofondo, se ascolti bene, c'è sempre questa canzone. Quella che un soprano accompagnato da un quartetto d'archi cantava mentre ci scambiavamo gli anelli.


P.S. questo post era stato pubblicato alle 22:00 del 12 maggio 2011 ma perso da blogger per un problema tecnico. Lo ripubblico oggi.

Thursday, May 5, 2011

Gli Obamiti

Il titolo c'entra poco ma lo vedremo dopo. Prima di iniziare, lasciatemi però chiarire una cosa relativamente alle mie convinzioni sulla faccenda dell'omicidio di Osama Bin Laden giusto per evitare che, come successo nell'ultimo post di Yoss, mi debba trovare in compagnia di Manifesto, Peacereporter e complottardi vari.

Come sapete io sono convinto che gli USA fossero nelle condizioni di uccidere Bin Laden da tempo e che aspettassero solo il momento giusto per farlo. Con "giusto" intendo il momento in cui fosse massima la resa in termini mediatici/politici stante il fatto che ritengo che Bin Laden non contasse più nulla in Al Qaeda e non fosse più un pericolo diretto.

Questo, però, non significa che il presidente USA potesse alzarsi la mattina e dire "Fatemi fuori Bin Laden oggi pomeriggio tra le 2 e le 3 PM, che ho una inaugurazione e voglio fare scena".

Una operazione come quella portata a termine richiede tempo per essere messa in atto ma stiamo parlando solo dell'atto pratico. Il resto era, a mio avviso, pronto da tempo essenzialmente perché ritengo che l'omicidio di Bin Laden fosse tenuto in caldo dai Pakistani.

Personalmente ritengo che i SEALs e gli USA abbiano la capacità di portare a termine una operazione di questo genere anche senza appoggio del governo locale ma, guardando le reazioni e soprattutto il comportamento tenuto dal Pakistan in queste ore, non mi sembra affatto che siano stati colti di sorpresa o che la cosa gli abbia fatto particolarmente dispiacere. Non dimentichiamoci che si tratta dell'infiltrazione di un corpo speciale in assetto di guerra all'interno dei confini di uno stato sovrano allo scopo di commettere un omicidio premeditato. Mica bau bau micio micio...

Quindi, resto della mia idea: Obama ha deciso di dare il via a questa operazione perché, da un lato gli garantirà la rielezione e dall'altro permette agli USA di ritirarsi dalla zona dicendo "Ehmbé, che avete da dire? Siamo venuti per pigliare Bin Laden, lo abbiamo fatto e adesso ce ne andiamo."

Troppo semplice? Certo, ma questa spiegazione è rivolta al popolo americano mica al mondo. E per il popolo americano è più che sufficiente a creare la scusa per un ritiro non inglorioso.

Conosco l'obiezione: "ma se le cose stanno così perché non l'ha giocata Bush questa carta?"

E io rispondo: "Siete sicuri che i repubblicani volessero questo mandato presidenziale?"

Bush era al secondo mandato e non poteva essere rieletto, percui non gliene poteva fregare di meno. Anzi, se l'operazione fosse andata male sarebbe stata un'altra vaccata sul suo conto.
I repubblicani sapevano bene in che disastro si trovasse l'economia USA e a quali sacrifici si dovesse andare incontro per uscirne e, a mio avviso, hanno lasciato il cerino in mano a uno che per vincere le elezioni ha dovuto fare promesse a cui non credo credesse nemmeno lui. Senza accorgersi che, forse, le avrebbe vinte lo stesso perché gli avversari volevano perderle.

E questo vale, a mio modesto parere, anche per il prossimo mandato che sarà ancora più duro di questo: non è un caso che i repubblicani stiano lasciando la visibilità del partito in mano a sciroccati come quelli dei Tea Party della Palin o a fissati impresentabili come Trump.

E Obama ci sta cascando di nuovo.

Certo, anche il popolo americano ci mette del suo: probabilmente senza l'uccisione di Bin Laden i repubblicani si sarebbero cuccati lo stesso il prossimo mandato, pur non volendolo, e si sarebbero trovati come presidente chi: Trump? La Palin?

Meglio non pensarci...

A questo punto torniamo al titolo: chi sono gli Obamiti?

Sono le persone che in questo momento stanno facendo i salti mortali (o le talpe) per non vedere ciò che ha fatto Obama alla luce dei canoni che solitamente usano per dare giudizi in casi come questi.

Obama è premio Nobel per la pace. Obama è quello della svolta nei rapporti con i paesi islamici. Obama è quello della strategia della mano tesa. Obama non è guerrafondaio come Bush. Obama è "di colore". Obama non è un ricco petroliere con una amministrazione formata da gente piena di conflitti di interesse.

Già. Però...

Però ha ordinato l'omicidio di un uomo senza processo, a mezzo di forze speciali infiltrate senza formale permesso in un paese straniero.
E, per me, ha fatto il suo mestiere.
Però, per far questo, ha probabilmente usato le informazioni ottenute con le torture della Guantanamo di Bush.
E, per me, ha fatto il suo mestiere.
Però, si accompagna spesso con Mr Facebook che detiene il più completo database di relazioni e informazioni personali della terra.
E, per me, fa il suo mestiere.

Cari Obamiti, il presidente USA non è dei vostri. E la mano tesa serve a dare una sberla.

Wednesday, May 4, 2011

Vittoria o...

Mi lasciate fare il complottardo senza zingararmi? Così, per gioco?

Dunque, vediamo: e se Bin Laden si fosse fatto prendere e ammazzare volutamente come parte del piano legato al suo nuovo e più eclatante attentato negli USA?

Vedete, oggi gli americani festeggiano quella che per loro è una vittoria, il portare a compimento una missione che avevano iniziato dieci anni fa. Hanno preso il cattivo, lo hanno ucciso e gettato in mare. Hanno sconfitto il babau, il loro incubo.

Oggi sono contenti, si sentono sollevati. Hanno persino tolto la sua faccia dai bersagli che usavano al poligono o dalle porte su cui giocavano a freccette.

Stanno modificando le trame dei film in lavorazione su Osama Bin Laden aggiungendo il lieto fine di prammatica, i buoni che uccidono il cattivo e tornano felici e contenti.

Bum.

Ops... "Ci sfugge qualcosa."... "Ma non era morto?"... "Chi è stato?"... "Ma..."

E lui che sghignazza, circondato da 72 Ruby (che con le vergini ci si diverte poco).

Monday, May 2, 2011

Sim Osama Bin

Scrivo di getto, ben sapendo che quello che in questo momento tutti annunciano potrebbe essere smentito tra qualche ora. Del resto non è la prima volta che uno di questi barbuti è dato per spacciato e se ne scappa allegramente impennando col vespino.

Da tempo sostenevo che gli USA potessero ammazzare Bin Laden a piacimento e che il motivo che lo tenesse ancora in vita fosse da cercare dentro la Casa Bianca e non sulle montagne del Pakistan.

Semplicemente occorreva un motivo che valesse abbastanza da giocare questa carta.

E ora Obama l'aveva: da un lato gli occorreva un colpo di teatro in grado di risollevare la sua popolarità e, probabilmente, garantirgli la rielezione. Dall'altro gli occorreva togliere di mezzo il babau che, fino ad oggi, aveva tenuto in piedi la necessità di essere così massicciamente presenti in IRAQ e Afghanistan.

I classici due piccioni con una fava. Negra, perdipiù.

Oggi il democratico Obama, dall'altro del suo premio Nobel per la pace, si vanterà di aver finalmente portato a termine la missione iniziata dopo l'11 settembre dal guerrafondaio Bush, riceverà l'applauso del mondo, compresi quelli che con Bush sostenevano che Bin Laden fosse la personificazione dell'opposizione all'oppressione occidentale e non semplicemente un terrorista più ricco degli altri, e potrà annunciare un disimpegno (aka, risparmio di quattrini) più veloce e massiccio senza che questo sia visto come un calare le braghe.

O meglio, andarsene fischiettando dalla cristalleria dopo aver fatto cadere un vaso.

Monday, April 4, 2011

Il presente dietro di te

Buongiorno, Maestro.
Se sarà un buon...
Si, si, lo so: se sarà buono me lo dirà quando sarà finito. Ma non è che così si finisce sempre per parlare del passato?
Secondo te, questo è male?
Beh, io preferisco il presente. Anzi, mi piace pensare e parlare del mio futuro.
Bada che colui che pensa al futuro lo fa solo per costruirsi ricordi migliori.
Come sarebbe a dire?
Sarebbe a dire che il presente, nel momento in cui hai coscienza di esso, è già passato. Un ricordo, appunto.
Ma... ma... quando io e Alina, beh, insomma... quando...
Copulate?
Si, diciamo che si può dire anche così... comunque quando siamo intenti a... come ha detto lei? Ah si, copulare, stiamo vivendo il presente mica il passato.
Sei sicuro?
Certo che sono sicuro! Ci mancherebbe: le tette di Alina sono il presente e non le palpo al passato.
Pensaci bene. Quando stai, per usare un termine che comprendi, "godendo" non stai per caso assaporando qualcosa che è oramai dietro di te?
Se intende l'anal, in quello penso che il Maestro sia lei...
La bassezza dei tuoi istinti è pari solo alla pochezza del tuo spirito.
Beh, però Larissa porta crema a carrettate...
Che secondo te, ovviamente, serve a quello. Vero?
Beh, certo. Non mi sembra che lei la usi come fondotinta.
A parte il fatto che la crema non si usa come fondotinta, se proprio dovessimo accedere a pratiche di sodomia sarebbe più indicata la vaselina. Non credi?
Non sono un esperto.
Ma Alina lo è. Fatti spiegare da lei.
Come sarebbe? Alina... Alina... ma... e lei come lo sa che è esperta?
Chi credi che abbia insegnato a Larissa?
Troia.
Come dici?
Niente, solo che...
Che?
Mi ha sempre detto che non voleva perché non sapeva come si facesse, se si provasse dolore e altre palle del genere. Troia.
Non trarre conclusioni affrettate. Non ti è venuto in mente che potesse semplicemente non aver voglia di esplorare con te quella via?
E perché mai?
Per costruirsi ricordi migliori.
Non ho capito.
Vedi, non essendo sicura che una pratica sodomita con te le possa piacere, preferisce evitarla per non dover poi convivere con un ricordo spiacevole. Probabilmente ciò non avviene con altre pratiche che, al contrario, ti invita a mettere in atto.
Quindi, secondo lei, quando scegliamo di non fare una cosa che riteniamo possa essere spiacevole, lo facciamo solo per non averne il ricordo e non per il fastidio che proveremmo durante l'atto?
Esatto. Del resto se fossi sicuro di non avere memoria delle conseguenze di una azione che si sia rivelata spiacevole, perché non farla? Potresti scoprire che ti piace ma, qualora non fosse, non avendone memoria l'eventuale disagio finirebbe con il terminare dell'atto stesso.
Quindi? Potrebbe farmi un esempio?
Hai mai pensato di fare il soggetto passivo in un rapporto?
Cioè prenderlo in culo?
Perché tra mille modi di dire scegli sempre il più volgare? Comunque si, intendo proprio quello.
Non ci penso nemmeno.
Perché, qualora non ti piacesse, hai paura di doverlo ricordare per tutta la vita.
No: perché sono sicuro che non mi piacerebbe e la memoria sarebbe anche il buco del culo che brucia, altro che ricordi.
A questo serve la crema.
Mi prende in giro?
Anche. Ma non dimenticare la lezione di oggi. Cosa hai imparato?
Che quando ripenso al passato devo stare attento a che qualcuno non me lo metta nel culo. E che Alina è una troia e questa sera la esploro io la via! Le apro il canale di Suez...
Semmai la galleria del Sempione.
E poi il volgare sarei io...

Friday, April 1, 2011

Scie feromoniche


UPDATE

Ci siete cascati, vero?
Lo so, lo so. Adesso direte che l'avevate capito subito che si trattava di un pesce d'Aprile.
Come, del resto, dicono tutti. Dopo.
Ringrazio gli sturmi che hanno contribuito con i loro commenti ad arricchire questa piccola auto-zingarata e vi assicuro che tutto ciò che è scritto in questo post e nei commenti è inventato.
Beh, per quanto ne sappiamo, ovviamente...


---------

Come ho scritto in altri post, in passato mi sono occupato di intelligence. Oggi vi voglio raccontare una cosa di cui venni a conoscenza e che, seppure indirettamente, ha a che fare con una delle tesi complottiste che più va di moda: le scie chimiche.

Personalmente non credo a queste fantomatiche scie per svariati motivi che ora non mi va di riproporre. Ma c'è qualcosa di peggio e molto meno discusso del quale sono venuto a conoscenza direttamente quando lavoravo al C.I.C.A.D.A., durante la guerra fredda.

Dovete sapere che a quei tempi si era alla ricerca di un modo per attivare le spie dormienti. Queste erano essenzialmente persone normali che venivano, per così dire, programmate a livello inconscio per eseguire un compito. Veniva poi loro cancellata coscienza di esso e lasciato un recettore in grado di riattivare non solo la memoria ma anche lo stimolo ad agire. Insomma, degli automi programmati con un codice di attivazione.

Il problema era però far giungere alla spia il codice di attivazione.

Dovendo, questo, solo sbloccare una azione preprogrammata di fatto poteva essere un segnale mandato ad uno qualsiasi dei sensi: una immagine, un suono e anche, e veniamo al nostro caso, un profumo.

Fin qui nulla di particolare: una bella donna passava con il profumo giusto e il dormiente si attivava, portando a termine la missione.

A questo punto ci fu qualcuno che propose di studiare un sistema che fosse in grado non solo di attivare una azione preprogrammata in una spia opportunamente preparata, ma che potesse stimolare uno dei nostri istinti innati in un soggetto qualunque non programmato.

Il più semplice di tali istinti è quello omicida che è presente anche nelle persone più tranquille sottoforma di istinto di sopravvivenza.

In pratica si cercava di creare il killer perfetto: uno sconosciuto assolutamente casuale passa accanto all'obiettivo e uno stimolo esterno lo sollecita ad ucciderlo. Nessun legame con l'assassinato, nessuna traccia, nessuna possibilità di essere scoperti.

Furono provate molte sostanze, dagli psicofarmaci alle anfetamine, dagli stimolanti agli allucinogeni ma il filone più promettente fu quello della stimolazione ormonale tramite feromoni.

In natura, del resto, lo stimolo sessuale/riproduttivo è quello che in molte specie scatena l'aggressività del maschio e da qui si partì facendo test su soggetti di sesso maschile stimolati da feromoni rilasciati da soggetti femminili particolarmente attraenti.

Quando lasciai l'incarico seppi che si era giunti ad una formulazione efficace ed in grado di attivare l'azione omicida ma era ancora incontrollata: tutti i soggetti nel raggio di azione dell'emissione di feromoni divenivano omicidi e si ammazzavano tra di loro, compreso l'obiettivo.

Ma oramai la strada era tracciata: il principio funzionava, occorreva solo scoprire come pilotare tale effetto in modo che attivasse solo l'attore scelto e ne orientasse l'azione unicamente verso l'obiettivo.

In realtà, venni a sapere più tardi, la soluzione era abbastanza semplice e si basava sul fatto che ogni essere umano è ricettivo ad una particolare chiave feromonica che, come le impronte digitali, è unica. Ma la cosa che rendeva fattibile il tutto è che tale chiave è determinabile a distanza attraverso opportuni "nasi" artificiali.

In pratica succede questo: l'obiettivo cammina per strada e la nostra squadra, nascosta in un furgone, monitora i soggetti a lui vicini. Scelto quello più adatto, rileva la sua chiave feromonica tramite il naso artificiale e, sulla base di questa, formula il feromone di attivazione che viene poi diffuso in atmosfera, direttamente dal furgone o attraverso un vettore. Generalmente come vettore si sceglie una bella donna perché è più facile nascondere la diffusione attraverso un profumo.

Come avrete già dedotto tale meccanismo è di una potenza inaudita.

Di fatto si può usare il feromone per indurre una scelta, un po' come avviene per la pubblicità subliminale: in presenza dell'oggetto da imporre si diffonde il feromone e si stimola con esso l'istinto voluto, ad esempio l'impulso all'acquisto.

Ma la cosa che più spaventa di tale strumento è che, funzionando particolarmente bene con gli istinti primordiali, si presta perfettamente a governare il consenso attraverso l'induzione di stati di benessere e tranquillità o, al contrario, violenza e belligeranza.

Ma anche a darvi l'impressione di aver mangiato benissimo in un certo ristorante o a trovarvi particolarmente a vostro agio in una certa SPA o in un certo albergo.

Quante volte vi è capitato? Molte vero?

Monday, March 28, 2011

Tempi moderni

"La teoria è quando sappiamo come funzionano le cose ma non funzionano. La pratica è quando le cose funzionano ma non sappiamo perché. Abbiamo unito la teoria e la pratica: ora le cose non funzionano più e non sappiamo il perché."

                                                                               Albert Einstein
Ma non temete, c'è chi lo sa: il guru.

Wednesday, March 16, 2011

Dieci cose

Ha, ha... eh, eh, eh... mi scusi, Maestro, buon... buon giorno.
Per quale motivo sei così ilare quest'oggi?
Ma nient... scusi, niente non si dice lo so. Insomma, io... beh, stavo leggendo sul tablet una cosa e non riuscivo più a smettere di ridere.
Questo lo avevo notato. Di cosa si tratta?
E' un decalogo, scritto da Saviano.
Quello di Gomorra?
Proprio lui. Ha scritto le dieci cose per le quali, secondo lui, vale la pena di vivere.
E cosa ci sarebbe da ridere?
Non so come la pensi lei, ma a me il fatto che al primo posto ci sia la mozzarella di bufala e solo al nono fare l'amore...
Alina c'entra qualcosa con questa tua conclusione?
Ma... ma... no, cioè si, ma pensavo che...
Vedi, ti sembra così difficile credere che tra due godimenti materiali e passeggeri uno possa scegliere la gola invece del sesso?
Non fatico a crederlo, però mi sembra da cretini...
Perché? Prova a calarti in un'altra mentalità e cerca una ragione che giustifichi una scelta simile.
Ci sono! L'alternativa era tra un piatto di mozzarelle e Rosy Bindi. Saviano ha ragione!
Non dire scemenze. Se stiamo valutando la normalità non possiamo considerare dei casi limite.
Casi limite?
Esatto. Come chiameresti il fare sesso con la Bindi?
Orrore. Non riesco nemmeno a pensarlo...
Piuttosto, sentiamo: visto che ridi dei decaloghi degli altri perché non provi a darmi il tuo?
Il mio?
Avanti, dimmi quali sono per te le dieci cose per le quali valga la pena vivere.
Beh, aspetti... ci dovrei pensare un pochino...
Se ci devi pensare significa che non sono così importanti.
No, no... ci sono. Dunque, la prima...
Aspetta. In che ordine le metti? Dalla più importante alla meno o viceversa?
Dalla più importante. Dicevo, la prima è dormire sulla spiaggia con la testa dentro la maglietta bagnata di Alina e la guancia appoggiata alle sue tette.
Magari dopo aver fatto l'amore?
Certo. Vedo che anche lei...
Non trarre conclusioni affrettate. La mia era una osservazione tecnica: fare l'amore in presenza di sabbia può diventare un esperienza scabrosa.
Scabrosa?
Si. Per spiegare la cosa a tuo livello: hai presente la carta vetrata?
Ah, si. Sapesse che male...
Non mi interessano i particolari. Vai avanti.
La seconda è un hamburgher e patatine al fresco su di una terrazza eoliana a picco sul mare.
Hamburgher e patatine?
Certo, che c'è di meglio?
Il concetto di vino bianco fresco e filetto di branzino al timo non ti sfiora nemmeno, vero?
Maestro, mi illumini: cos'è il branzino? Un formaggio tipico del bergamasco?
Si, quello con il quale si fa la polentina taragnina.
Mi sta prendendo per il culo, vero?
Vai avanti. Al terzo posto cosa c'é?
Una sera ad ascoltare musica dal vivo.
Bravo. Un'orchestra sinfonica o un'opera lirica?
Veramente mi riferivo ad un bel concerto di roba pesante, birra e rutto libero...
Lo supponevo. Larissa mi ha raccontato delle tue performance quando giungi al terzo mas. Pare che una volta ti abbiano cacciato da un locale perché i tuoi rutti mandavano in larsen i microfoni della band che suonava.
Ehm... non creda a tutto quello che dice. Insomma... io...
Quarto posto?
Una serata con gli amici più stretti. Quelli con i quali si può lasciarsi andare...
Altra birra, rutti, imprecazioni...
E i fagioli con le cotiche.
Immagino il concerto.
Si, e anche i nervetti con le cipolle.
Che suppongo servano a rendere fruibile il concerto anche ai sordi attraverso l'olfatto.
Questa non l'ho capita. Comunque, al quinto posto c'è la moto.
Da solo o in compagnia?
Bella domanda. Da solo ti godi il gusto di guidare ma in coppia c'hai le tette che sfregano contro la schiena... non saprei. Lei che dice?
Io non ho una moto.
Se per questo nemmeno le tette nella schiena perché Larissa è una tavola da surf...
Larissa non ha bisogno di orpelli fisici per interessarmi.
Orpelli fisici? Le tette?
Continua.
Al sesto posto c'è la neve che scrocchia sotto gli sci mentre scendo da un pendio innevato ed ancora intonso.
Mi fa piacere che tu abbia usato un termine corretto come "intonso".
Si, l'ho letto poco fa a proposito di un barattolo di nutella che nessuno aveva ancora aperto... va bene, non mi guardi così. Al settimo posto c'è leggere.
Finalmente qualcosa di serio. Bene. E quale è l'ultimo libro che hai letto, esclusi quelli su cui dovresti studiare le mie lezioni?
Giulio coniglio e la renna Renata
E cosa sarebbe?
Beh, sa... Lucrezia ha una nipotina di due anni e io le leggo le storie...
Sei un caso irrecuperabile. All'ottavo posto?
La cucina. Mi piace cucinare.
E mangi hamburgher e patatine su una terrazza eoliana?
Cosa c'entra... io... mi diverto a inventare ricette. Anche se devo dire che Lucrezia, che mi sta dando lezioni, non è molto soddifatta della mia creatività.
Sarà soddisfatta da qualcosa d'altro...
Chi, io? Con Lucrezia? No, no: se lo venisse a sapere Alina mi farebbe fare la fine del cappone di Natale... quello che volevo dire è che il mio ultimo piatto, la lingua salmistrata al nero di seppia con granella di cocco non le è piaciuto molto.
Nono posto, che, per fortuna, abbiamo quasi finito...
Fare snorkeling sulla barriera corallina.
Finalmente qualcosa di normale.
E al numero dieci c'è pisciare, soprattutto quando è un po' che la tieni.
Spero non mentre fai snorkeling.
Si, lo so che fa un po' schifo ma è vero: è una soddisfazione, una liberazione, come un senso di... di...
Di?
Di libertà!
Bravo. La libertà. I tuoi dieci motivi per i quali valga la pena di vivere sono in realtà uno solo: la libertà di fare ciò che ti piace.
Vuole dire che sono stato qui a pensare a dieci cose per niente?
Esatto. Ed è il motivo per il quale non sei un Maestro: pensi al particolare quando potresti evitarlo passando ad un livello di astrazione più elevato.
Se ho capito bene, mentre io penso alle tette lei, essendo ad un livello di astrazione più elevato, si è già cuccato anche la figa e il culo?
Diciamo che hai usato un paragone volgare ma corretto.
Allora il burro che portava Larissa serviva per il livello di astrazione... no, va bene, me ne vado...

Tuesday, March 15, 2011

L'illusione

In questi momenti in cui sembra che tutti gli italiani si siano svegliati un mattino con in tasca una laurea in ingegneria nucleare, vorrei ricordare che non sempre ciò che sembra è poi la realtà.

Nemmeno quando appare talmente evidente da non lasciare dubbi.


Ebbene si: i riquadri A e B sono dello stesso colore

P.S. I San Tommaso della situazione possono caricare l'immagine in un programma di grafica, ritagliare un quadratino di A e trascinarlo su B.

Thursday, March 3, 2011

Il bigino d'oro

Più volte ho tessuto le lodi di Yossarian (London Alcatraz) quando mette mano alla penna virtuale e si lancia nelle sue narrazioni di storia ma oggi mi dà lo spunto per parlare di insegnamento.

In risposta ad uno dei tanti commenti che gli consigliavano di scrivere un libro, una sorta di bigino di storia, lui risponde che:
Guardate, per me la storia è come un romanzo di Salgari e mi piace raccontarla in questa maniera. Non a tutti piace, un sacco di gente dirà che banalizzo, ma a me piace così.
Beh, carissimo Yoss sta proprio in questo il valore di ciò che metti nei tuoi post: non è solo cosa scrivi, ma anche il come lo scrivi e, soprattutto, cosa non scrivi.

Ho sempre pensato che ogni argomento possa e debba essere affrontato in modi diversi a seconda dello scopo che ci si prefigge e che questo valga, a maggior ragione, per la cultura.

La storia non fa eccezione: il compito della scuola dovrebbe essere quello di dare una visione d'insieme degli argomenti che parta da quelli principali e li affini attraverso più passaggi successivi, ognuno più profondo.

Il numero e la profondità di tali passaggi sarà relaitvo al settore scelto, di più per gli studi umanistici, di meno per quelli scientifici ma una cosa deve essere costante: i livelli uguali per tutti, cioè i primi, dovrebbero essere in grado di lasciare una conoscenza, sebbene di base, corretta e che si ricordi per tutta la vita.

Questo, però, non può essere realizzato attraverso un insegnamento che pretenda di dare tutto e subito. Rileggete il post di Yoss: alla fine avrete un quadro chiaro e sufficiente per capire la situazione, non vi sarete annoiati e, ci scommetto, ve lo ricorderete per sempre. Certo, mancano tanti particolari, volendo approfondire ci sono milioni di cose da aggiungere ma nessuna di queste è essenziale per la comprensione del quadro storico.

In questo Yoss è ingeneroso con se stesso: i tanti che pensano il suo sia un banalizzare la storia, sono coloro che le stesse cose le direbbero in almeno 50 pagine di libro, zeppe di particolari tutti corretti e doverosi, per carità, ma che sviano l'attenzione, nascondono il quadro generale, annoiano e, alla fine, fanno si che uno non si ricordi nulla o non capisca di cosa si stia parlando.

La storia deve essere un romanzo di Salgari quando te la spiegano la prima volta. Solo in questo modo può rimanertene impressa la traccia, come se fosse lo scafo di una nave. Le sovrastrutture e l'addobbo vengono dopo e solo quando lo scafo galleggia.

Yoss, non mi importa di cosa pensino gli "intellettuali" del tuo modo di scrivere, so solo che vorrei che mia figlia potesse avere un professore di storia in grado di raccontargliela come fai tu.

Monday, February 21, 2011

L'incubo

Questa foto ha fatto il giro del mondo ed è stata commentata in tutti i modi e in tutte le salse. Dalle camicie al vino con cui brindano i commensali, dalla magrezza e stato di salute di Jobs alla maglietta della salute che sembra indossare Obama.



Personalmente, quando l'ho vista, il primo pensiero è andato al servizio segreto americano che cura il dispositivo di sicurezza del Presidente e all'incubo che questa cena deve aver rappresentato per loro. Incubo per modo di dire perché è il loro mestiere.

Pensate ai nomi di chi siede a quel tavolo, quello che rappresentano nel mondo di oggi e al rischio di riunirli tutti nello stesso luogo.

Ok, lo so. Queste sono cose che noto solo io ma proprio per questo le scrivo sul mio blog.

Al tavolo sono seduti, tra gli altri:
  • Apple CEO Steve Jobs
  • Google CEO Eric Schmidt
  • Facebook CEO Marc Zuckerberg
  • Twitter CEO Dick Costolo
  • Oracle CEO Larry Ellison
  • Cisco’s CEO John Chambers
  • Yahoo CEO Carol Bartz
Come dire la rete (CISCO), i database (Oracle), il centro di internet (Google), il social network (Facebook e Twitter). Più Jobs. Date una occhiata alle finestre che avete aperto sul vostro computer e, probabilmente, c'è qualcosa che ha a che fare con uno di questi signori.

Friday, February 18, 2011

L'archivio

In queste sere, dopo aver messo a nanna le bimbe, sto sistemando un po' di cose nello studio. L'idea di base era fare ordine nella mia collezione musicale che è dispersa tra LP, audiocassette, CD, files mp3, DVD etc...

Così mi sono trovato tra le mani oggetti che hanno fatto parte della mia vita, accompagnando con la loro matericità momenti più o meno indimenticabili e ho scoperto, una volta di più, quanto una canzone possa essere di stimolo alla memoria.

Fateci caso: musica e odori sono in grado di riportare alla memoria non solo il racconto di una esperienza, cosa che può fare anche una pagina di diario, ma le emozioni e lo stato d'animo che avevate nel viverla. Ed è quello che mi sta succedendo: non sto passando in rassegna le musiche che hanno accompagnato la mia vita ma la mia vita stessa.

È una cosa che mi sta piacendo moltissimo perché affianca il mio diario, che è fatto di fogli di carta e scritti, con un media in grado di completarlo con le emozioni.

Grazie a YouTube rivivo momenti che non ricordavo, rivivo la personalità di persone che non frequento più da tempo, ritrovo canzoni che erano state rimosse dalla mia mente e le ascolto con orecchie nuove. E a volte mi dico "come cazzo faceva a piacerti questa merda?" ma poi penso che non era lei a piacermi ma ciò che in quel momento ci stava intorno. Ed è questo che riaffiora.

Percui se posterò qualcosa che vi farà cagare (procioni o levrieri a seconda di quanto siete snob) pensate al fatto che, forse, potrebbe far schifo anche a me. Oggi. Ma allora aveva un suo perché.


Monday, February 14, 2011

San Valentino

San Valentino. La festa degli innamorati.

Immagini di coppiette ai tavoli, cuori rossi, sguardi perduti uno nell'altro, magari un regalo.
Un anello, un mazzo di fiori, una scatola di cioccolatini.
Lei affascinante e gatta, lui imbarazzato e sudato.

Ma anche la tavola di casa, la tovaglia di tutte le sere, una candela accesa.
Il menu un po' diverso, una torta e una buona bottiglia.

E le bimbe.

Si, le bimbe a tavola con noi, con me e mia moglie che ci guardiamo per i pochi istanti che loro ci lasciano liberi.
E nei nostri occhi scopriamo lo stesso amore e le stesse emozioni che ci hanno portato a 10 anni di matrimonio.

Anche questo è San Valentino.


Thursday, January 27, 2011

È un mondo strano

Quantomeno in Italia in questo momento.

Chi mi segue sa che non parlo, posto e commento di politica. Ci sono delle ragioni alla base di questa mia scelta e non sto qui ad elencarle.

Il punto è, però, che in questo periodo tale scelta è estremamente limitante.

Mi spiego: se non parli di politica ti sembra di non avere un cazzo da dire.
Oppure, che è forse peggio, hai la netta sensazione che chi ti ascolta non sia interessato a ciò che dici. Questo indipendentemente dall'argomento e dalle tue tesi.

Non mi credete?

Incontri l'amico con cui hai condiviso la passione per i motori e che sai dorma ancora con un pistone sotto il cuscino:
- Ciao, hai visto che moto ha fatto uscire BMW? Quella che dicevamo mancasse alla sua gamma.
- Si, certo. Bella. Ma tu pensi che Berlusconi se le trombasse veramente tutte quelle che invitava a cena?
Incontri l'amica diplomata al conservatorio che sai dorma ancora con un violoncello sotto il cuscino:
- Ciao, ho preso il CD dell'ultima interpretazione di Maja Bogdanovic. La Suite per solo violoncello di Cassado è bellissima.
- Lo immaginavo che l'avresti preso. Come Berlusconi: se Maja fosse brutta come la Schwarzberg non sapresti nemmeno chi fosse (1).
Incontri la coppia di amici che, come te, ha una bimba piccola e sai che, come te, vorrebbe poter dormire indipendentemente da cosa ci sia sotto il cuscino:
- Ciao, è un po' che non ci si vede. Ma come è cresciuta.
- [Padre] Eh si, se va avanti così dovrò stare attento che non arrivi il Berlusconi di turno e me la porti ad Arcore.
- [Madre] Visto quello che succede in quei festini si deve avere paura di lasciare andare i figli alle feste. Che schifo (2).
Ecco.

Se avete notato una riduzione nel numero di post miei o di altri nella cosiddetta blogsfera (che per gli Sturmi & Dranghi è, ricordo, un blogtoro) adesso sapete il perché.

---
(1) Dora Schwarzberg è una violinista. L'ultima volta che avevi osato mettere nella stessa frase musicisti che suonano strumenti diversi ti aveva aperto come un melone dicendo che non si possono confrontare i kiwi con i lychees (per lei il classico pere con le mele è troppo popolano). Peraltro la Bogdanovic te l'ha fatta conoscere lei.

(2) Generalmente, subito dopo il "che schifo", passano in rassegna i ritocchi chirurgici che si sarebbero fatte le protagoniste con opportuna sottolineatura del fatto che li abbia pagati Berlusconi.

Friday, January 21, 2011

La formula

Esiste una formula matematica che rappresenta la realtà contemporanea della blogsfera:
NOT(sbroc) = BERLUSCONI
Ne approfitto per ricordare che la Terra se ne frega altamente della blogsfera in quanto era sfera ben prima che arrivassero i blog.

Tuesday, January 18, 2011

Milioni di scimmie

Un vecchio modo di dire sostiene che se milioni di scimmie battessero tasti a caso su milioni di tastiere per milioni di anni, alla fine verrebbe prodotto anche tutto il lavoro di Shakespeare.

Ora, grazie all'esistenza della blogsfera, sappiamo che questo non è vero.

Monday, January 17, 2011

Teologia spicciola

Se volete mettere in crisi un finto teologo provate a chiedergli con quale marito debba giacere in paradiso una vedova risposata.

Io mi sono divertito un mondo...

Friday, January 14, 2011

Finalmente una casa

Mariaaaa... ho trovato un sito di ROM. E pigliano pure per il culo...
Come dici?
È la nuova casa dello Sturmo & Drango?
Ma vadavialcul...

È tutto vero. Gli Sturmi & Dranghi hanno finalmente una casa. E non cercate di sollevare immediatamente l'obiezione che degli zingari, in quanto nomadi, non dovrebbero averla per loro scelta altrimenti arriva un giudice qualsiasi e vi costringe a costruirgliela.

In ogni caso il blog si trova qui:
http://sturmoedrango.com
Il sito è dotato di potenti F.A.Q. (da leggersi, ovviamente, "FUCK") basate sul buon senso.
Quello degli Sturmi & Dranghi.
I commenti sono moderati secondo buon senso.
Quello degli Sturmi & Dranghi.
I luoghi da zingarare saranno scelti in base al grado di divertimento.
Quello degli Sturmi & Dranghi.
Se il sito scelto è il tuo, sappi che non c'è nulla di personale se non il divertimento.
Quello degli Sturmi & Dranghi.
Se tu non ti diverti, sono cazzi.
I tuoi.

Wednesday, January 12, 2011

L'ignorante 2.0

Buongiorno Maestro e buon anno.
Se sarà buono te lo dirò quando potrò saperlo, cioè alla fine.
Sempre gentile lei. Era solo un augurio.
Cos'è l'oggetto che reggi nella mano?
È un tablet. Me lo sono regalato per Natale. Adesso ho sempre con me tutte le informazioni che mi servono.
Questo ti fa sentire più sapiente?
Certo. Google, Wikipedia, blog, giornali...
Quindi sei passato dall'essere un semplice ignorante ad essere un ignorante 2.0.
Ma... come sarebbe?
Vedi, le informazioni, che nel tuo caso sono più correttamente nozioni, sono solo un ingrediente del sapere. Poi ci vuole la ricetta e, soprattutto, il cuoco.
Ma come, se ho un dubbio adesso trovo la risposta.
Certo. Ma non la capisci.
In che senso?
Se la risposta che cerchi è solo una nozione allora hai ragione. Ma questo non è sapere, è cultura. O meglio, nozionismo. Anche un animale può essere addestrato a rispondere correttamente ad un quesito che abbia come risposta una nozione.
Un animale?
Se chiedo la data di nascita di Cavour, la scrivo su una lavagnetta con altre a caso e, sotto quella corretta, metto una banana anche uno scimpanzé mi tocca quella giusta.
Ogni riferimento al fatto che il mio tablet si debba toccare per ottenere risposte è, presumo, involontario vero?
Esatto.
Mi sembrava...
Comunque, tornando alla metafora della cucina, così come gli ingredienti sono un componente necessario ma non sufficiente per la riuscita di un piatto, le nozioni sono solo la base di un ragionamento. Il sapere consiste nell'elaborare le nozioni al fine di ottenere risposte complesse.
Beh, ma mi sembra che più nozioni si abbiano e meglio sia.
Se in una zona metti un supermercato più grande o negozi con ingredienti di qualità migliore non aumenta il numero di persone che mangia piatti più buoni ma solo il costo del pasto.
E perché?
Un buon cuoco ottiene buoni piatti anche con ingredienti scarsi. Un pessimo cuoco ottiene pessimi piatti anche con ingredienti buoni. Il supermercato più grande o i negozi di qualità non modificano la bravura dei cattivi cuochi.
Quindi, secondo lei, il mio tablet non serve a nulla?
Non ho detto questo. Ma solo che la sapienza non risiede nella nozione ma nella capacità di elaborare la stessa. In quest'ottica l'accesso rapido e ubiquo alle informazioni è di estrema importanza ed arricchimento solo se chi vi accede sa come utilizzarle.
Gli ignoranti 2.0 chi sono, allora?
Sono quelli che credono che basti leggere Wikipedia per avere le risposte ed essere un esperto in qualsiasi campo.
Beh, però si trovano tante risposte in rete...
E molte più domande.
Orpo...
Come in ogni cosa occorre equilibrio. E umiltà.
Senti chi parla di umiltà...
L'umiltà non è minimizzare ciò che si è ma evitare di credersi ciò che non si è.
Oooooh...
Chiudi la bocca che sbavi sul vetro del tablet.
Mi scusi.
Vedi, l'accesso a montagne di informazioni è sicuramente una cosa positiva ma va evitato l'errore di credere che ciò ci renda automaticamente più sapienti. In tal senso andrebbe accompagnato da una robusta dose di educazione al corretto uso delle stesse. Ma ciò non sta avvenendo perché la tecnologia corre più veloce di quanto l'educazione possa fare.
Maestro, mi illumini: cosa devo fare del mio tablet?
Tienilo a portata di mano, usalo per integrare ciò che ti dico, per fare ricerche personali, anche per verificare ciò che dico, se te la senti... ma non dimenticare che il vero sapere risiede solo nel riconoscere i tuoi limiti.
I miei limiti?
Si. L'avere a disposizione tutto lo scibile medico attraverso la rete non fa di te un chirurgo. Ma un chirurgo con a disposizione tutto lo scibile medico attraverso la rete è un medico migliore.
Grazie, Maestro. Certo che da adesso in poi non può più sbagliare...
Io non sbaglio mai. Semmai sbaglia la rete.
Umiltà, vero? Noooo, lasci stare il premio. Me ne vado...

Saturday, January 1, 2011

Beer troubleshooting

Per coloro che ieri sera avessero avuto dei fastidiosi problemi ho trovato nei miei archivi questo utile manualetto con dei suggerimenti tecnici.

SYMPTOM: Feet cold and wet.
FAULT: Glass being held at incorrect angle.
ACTION: Rotate glass so that open end points toward ceiling.

SYMPTOM: Beer unusually pale and tasteless.
FAULT: Glass empty.
ACTION: Get someone to buy you another beer.

SYMPTOM: Opposite wall covered with fluorescent lights.
FAULT: You have fallen over backward.
ACTION: Have yourself chained to bar.

SYMPTOM: Mouth contains cigarette butts.
FAULT: You have fallen forward.
ACTION: See above.

SYMPTOM: Beer tasteless, front of your shirt is wet.
FAULT: Mouth not open, or glass applied to wrong part of face.
ACTION: Retire to restroom, practice in mirror.

SYMPTOM: Floor blurred.
FAULT: You are looking through bottom of empty glass.
ACTION: Get someone to buy you another beer.

SYMPTOM: Floor moving.
FAULT: You are being carried out.
ACTION: Find out if you are being taken to another bar.

SYMPTOM: Room seems unusually dark.
FAULT: Bar has closed.
ACTION: Confirm home address with bartender, take taxi home.

SYMPTOM: Dashboard suddenly takes on colorful aspect and textures.
FAULT: Beer consumption has exceeded personal limitations.
ACTION: Cover mouth.

SYMPTOM: Everyone looks up to you and smiles.
FAULT: You are dancing on the table.
ACTION: Fall on somebody cushy-looking.

SYMPTOM: Your singing sounds distorted.
FAULT: The beer is too weak.
ACTION: Have more beer until your voice improves.

SYMPTOM: Don't remember the words to the song.
FAULT: Beer is just right.
ACTION: Play air guitar.