Monday, June 6, 2011

A bocca aperta

No, la nota trasmissione di Funari non c'entra. Se vi aspettavate un post su di essa cambiate pure link che non mi offendo.

La bocca è quella della piccolina di 17 mesi quando siamo entrati nel Fantasy Kingdom di Gardaland e si è trovata di fronte ciò che generalmente vede sui libri o in televisione.

Ebbene si, da bravo papà (e con la brava mamma), ho approfittato del ponte per portare le bimbe a Gardaland. Non era la prima volta visto che già c'eravamo stati con quella che ora chiamiamo "grande" anche se ha solo 5 anni. In realtà c'era anche la piccola, ma non lo sapevamo ancora, ma questa è un'altra storia...

Come la scorsa volta abbiamo (io e la moglie) fatto le cose per bene: tre giorni, due notti e pernottamento al Gardaland Resort che, per le bimbe, è quello che crea l'atmosfera. Da quando si svegliano la mattina a quando vanno a letto la sera sono immerse nei personaggi che poi ritrovano nei giochi del parco. Vi dirò che farsi la barba davanti ad uno specchio la cui cornice reca agli angoli Aurora, Ti-Gey, Mously, Pagüi e al centro l'onnipresente Prezzemolo fa un certo effetto sebbene inferiore a quello che si avrebbe asciugandosi il sedere con un... va beh, lasciamo perdere.

In ogni caso non è di Gardaland che voglio parlarvi ma dello spaccato di curiosa umanità che ho potuto osservare e che, probabilmente, non è legato a questo parco ma a tutti i luoghi in cui ci siano da condividere spazi e servizi con altri. Del resto le stesse cose le avevo notate anche lo scorso anno in villaggio vacanze.

Prima però lasciatemi dire un cosa a cui tengo perché stupisce quando non dovrebbe: tutto il personale di Gardaland e del resort, indipendentemente dalla mansione è di una gentilezza e disponibilità assoluta. Lo so, mi accuserete di leccare il culo ma chi mi conosce sa che, generalmente, sono estremamente severo su questo che ritengo un requisito fondamentale per ogni struttura ricettiva, specie se dedicata al divertimento. Bene, qui è talmente evidente la cosa da lasciare stupefatti. Anche se poi, ripensandoci, la normalità dovrebbe essere il sorriso non il grugnito.

Ma torniamo alla varia umanità che frequenta questi luoghi.

Il cartello

Nella hall del resort ci sono le statue dei personaggi a grandezza naturale. Essendo vicine alla balconata che sovrasta la rampa di scale che scende al ristorante, su di esse è ben in vista un cartello con scritto "Vietato arrampicarsi sulle statue". Non avete idea di quanti bimbi, penzolando da esse, abbiano fatto cadere quel cartello e di quanti genitori siano accorsi a... risistemare il cartello. Si, avete capito bene: sgridavano i figli perché, arrampicandosi, avevano fatto cadere il cartello su cui era scritto di non arrampicarsi.

Il concetto di spazio

Baby dance, dopo cena al resort. I bimbi al centro con l'animatrice e i genitori intorno che guardano. Tutto normale? No. Ognuno pretenderebbe, contro le leggi della fisica e della geometria di poter vedere il proprio figlio/a da meno di un metro di distanza. Risultato: il cerchio dei genitori si stringe al punto tale che i bambini, invece di avere lo spazio necessario a danzare, sembra si trovino su di un autobus all'ora di punta.
Scambio di battute esemplare:
Figlio/a: "Mamma, se non ti sposti non riesco a ballare"
Mamma: "Non fare caso a me, balla che ti sto riprendendo"
Curioso corollario è il fatto che se stai guardando tua figlia lasciando un paio di spanne tra te e le persone che ti stanno davanti è certo che ti si infili in mezzo qualcuno.

Le regole

Alcune attrazioni richiedono che la struttura fisica sia all'interno di certi limiti, che generalmente sono relativi all'altezza. Non lo fanno perché sono stronzi o razzisti ma perché se sali su una giostra che ti fa volteggiare gambe a penzoloni con virate al limite del g è tuo interesse non scivolare fuori dal contenimento partendo per la tangente con punto di atterraggio all'aeroporto di Bergamo Orio al Serio.
Invece c'è quello che si presenta con il figlio di 110 cm che sostiene che vuole il rimborso del biglietto perché tutte le giostre più belle il bimbo non le può fare. Ora, a parte il fatto che il non vedere il figlio spiaccicato contro un pilone dovrebbe essere di suo interesse, sulla mappa del parco che è disponibile dappertutto ben prima di fare il biglietto (anche sul sito internet) sono specificati i vincoli di ogni attrazione. Lamentarsi con il personale che non fa accedere è da idioti: se per caso cedessero alle lamentele, il figliolo tornerebbe a casa in volo.
Esilaranti poi quelli che sostengono siano sbagliati i campioni di altezza che usano agli ingressi: "Mio figlio non è mai stato un metro e venti". Già, mai stato: è passato direttamente da un metro e dieci a uno e trenta.

Gli indecisi

Padre e madre litigano furiosamente se fare prima la giostra A oppure la B. Il figlio li guarda poi il dialogo diviene:
Figlio/a: "Io vorrei fare la giostra C..."
Mamma/Papà: "Zitto e ringrazia che stiamo facendo tutto questo per farti divertire"
Il bimbo pensa: "Che culo che ho".

I decisi

Padre e madre marciano brandendo la mappa su cui hanno annotato percorso, tempi e giostre che il bambino dovrà fare. Il figlio li guarda poi il dialogo diviene:
Figlio/a: "La giostra A mi fa paura..."
Mamma/Papà: "Zitto e ringrazia che stiamo facendo tutto questo per farti divertire"
Il bimbo pensa: "Che culo che ho".


Beh, queste sono solo alcune delle scene che ho potuto osservare, se me ne verranno in mente altre le aggiungerò.

Un'ultima cosa: la bimba grande, questa sera, ha voluto sul suo comodino la mappa di Gardaland. E il papà non poteva chiedere ringraziamento migliore.