Wednesday, February 24, 2010

Il colpo bigonzo ...

... quello che riesce se trovi lo stronzo.
Ovvero: come il vecchio Ronnie fece crollare l'URSS con un bluffone da giocatore di poker da saloon.

Premessa e disclaimer: nel seguente post esprimerò una mia personalissima interpretazione perciò, se intendete trasformarla in una tesina (poveri voi, come siete messi male) mettetela in forma di ipotesi con i dovuti e necessari condizionali.

E' mattino alla Casa Bianca e il Presidente Ronald Reagan si sta radendo. L'immagine che vede nello specchio è quella a metà tra il corrucciato e il sospettoso di chi ti dice "'cazzo guardi?".
Oggi, però, nei suoi occhi c'è una luce diversa:
Mondo sperone! E' giunto il momento di farla finita con questi russi del cazzo che minacciano tutti i giorni di portare anche da noi il loro paradiso dei lavoratori. Pezzenti, senza il nostro grano sarebbero già morti di fame. Ma mica lo ammettono, porco il mondo che c'ho sotto i piedi. Ahi, mi sono tagliato! Visto che c'ho ragione: portano sfiga solo a parlarne...

Ma cosa posso fare? Quelli hanno più atomiche di noi e, soprattutto, non hanno i figli dei fiori, i pacifisti, i giornalisti, i comitati no-nuke e tutta la cricca che mi tiene legata la pistola nel fodero. Se ci fossero stati anche ai tempi del west, gli indiani ci avrebbero rimandato in Inghilterra a calci in culo.

Va beh, tanto sono i soliti discorsi. Sono il Presidente, posso far saltare in aria il mondo, ad un mio gesto si muovono armate ma, di fatto, conto come il due di picche.

Aspetta un momento... due di picche? E se... allora potrebbe succedere che... forse ci potrebbero cascare e in quel caso...

Per il pizzetto di Bill Cody, devo parlarne con Maggie!
Sala riunioni sotterranea della Casa Bianca, quel pomeriggio stesso (Ronnie e Maggie erano famosi per la loro rapidità nelle decisioni) [R=Ronnie, U=uno degli altri presenti]:
[R] Ci siete tutti? Bene. Sturatevi le orecchie che c'è molto da fare per tutti e se qualcuno non è d'accordo lo butto giù dalla finestra.

[U] Ma, Signor Presidente, non ci sono finestre. Siamo sotto terra.

[R] Non iniziate a rompere i coglioni con queste cazzate irrilevanti.
Immediatamente i presenti si resero conto che era una di quelle giornate in cui i privilegi legati al fatto di poter essere in quella stanza valevano meno di un gelato in Alaska.
[R] I russi mi hanno rotto il cazzo ed è ora di passare all'azione. Ho intenzione di fare loro il colpo bigonzo, quello che riesce se trovi lo stronzo.

[U] (pensano) Madonna santissima, ha visto un film di Celentano!

[R] Siccome sappiamo che stanno in piedi per miracolo e ogni giorno diventa più difficile per loro nascondere alla popolazione la realtà, ho intenzione di dargli una scrollatina per bene.
Tra due settimane annuncerò al mondo che abbiamo in corso un programma militare, che chiameremo SDI (Strategic Defense Initiative), il cui scopo sarà quello di sviluppare un sistema in grado di intercettare i missili balistici prima che possano colpire l'America e i suoi alleati, rendendo di fatto inutile tutto il loro arsenale strategico.

[U] (pensano) Porco dighel, ha letto di nuovo Cocco Bill e pensa di poter colpire i proiettili dell'avversario sparando con la sua pistola!

[U] Ma, Signor Presidente, due settimane? Nessuno ha mai neanche pensato ad una cosa del genere. Ha idea della complessità di quello che chiede? Non so nemmeno se sia realizzabile con le tecnologie di oggi!

[R] Proprio qui sta il trucco: non mi serve l'intera Bibbia, mi basta qualche versetto.
I presenti si sentirono il culo caldo, come se qualcuno gli avesse appena dato quel tipico calcio che non sta per punizione ma per sprone. Era dai tempi di Kennedy e del famoso discorso in cui annunciava che gli USA avrebbero mandato un uomo sulla Luna entro la fine del decennio che non si sentivano così.
Quella che imponeva il Presidente era una sfida giocata come bluff ma che avrebbe dato, comunque, una frustata a tutta la comunità scientifica e tecnologica del paese. Ronnie sapeva che se chiedi una cosa fattibile ottieni una cosa normale, se chiedi una cosa impossibile ottieni una cosa straordinaria.
E' il motivo per cui la ricerca evolve grazie ai programmi militari e spaziali, laddove le esigenze sono oltre il possibile e non sono aggirabili con compromessi.

Ma questo lo sapevano anche i russi.

A seguito dell'annuncio dell'SDI, il KGB informò i vertici del potere che si trattava di un bluff e che dietro non c'era ancora nulla. Purtroppo, complice l'anzianità e la rigidità di pensiero del Politburo ma anche memori delle pernacchie che avevano fatto a Kennedy salvo poi vedere la bandiera stelle e strisce sulla Luna, i russi ci credettero.

Perché, allora, non lanciarono un attacco? Oramai erano con le spalle al muro e non avevano più nulla da perdere.

Ci sono due motivi da considerare.

Il primo è che, per quanto il KGB li potesse informare, la storia aveva loro insegnato che la tecnologia occidentale era molto più avanzata della loro e molto più veloce nel raggiungere i risultati, dato il coinvolgimento dell'iniziativa privata e la mancanza di una rigida pianificazione. Qui non si trattava di impantanarsi in una guerra convenzionale a colpi di fucile ma di colpire un missile balistico la cui traiettoria è nota ed immodificabile, in un tempo relativamente lungo per mirare al bersaglio e sapendo che basta pochissima energia per distruggerlo. Di fatto, nonostante sapessero delle difficoltà tecniche in campo, non potevano essere sicuri che qualcosa del genere non fosse già operativo.

Il secondo è legato alle condizioni economico sociali dell'URSS. L'evoluzione dei mezzi di comunicazione e le necessità di contatti con l'occidente per motivi economici rendevano sempre più difficile nascondere i propri fallimenti. La propaganda, la censura e il controllo da parte delle forze di polizia interna potevano poco di fronte alle code per avere un pezzo di pane.
Puoi ingannare poche persone per molto tempo, tante persone per poco tempo ma nessuno per sempre. Soprattutto se ha la pancia vuota.
Il tempo era oramai giunto agli sgoccioli. Si era fatta strada nell'apparato una corrente, chiamiamola riformista, che si era resa conto del baratro in cui si stava cacciando il paese e che, per nostra fortuna, non considerava l'attacco come una soluzione. Ed è a questa corrente che il bluff di Reagan diede forza e potere.

Quanto all'occidente ho sempre pensato che il vero terrore degli strateghi dell'epoca non fosse legato al fatto che i russi potessero attaccare per motivi espansionistici o di supremazia. Del resto avevano un paese che si estendeva su sette fusi orari, possedeva metà delle ricchezze minerarie ed energetiche del pianeta e non mancava di sbocchi al mare e terre da coltivare con ogni clima e fertilità.
Il problema era il fallimento delle loro politiche che li portavano sistematicamente a non riuscire a soddisfare i bisogni primari della popolazione. Se la gente ha fame diventa incontrollabile ma, allo stesso tempo, non era una opzione praticabile il rivedere le proprie convinzioni al fine di far funzionare le cose.

In quest'ottica le soluzioni per sfamare il popolo erano solo due: comprare il cibo o rubarlo a chi lo possedeva. L'URSS non aveva semplicemente i soldi per comprarlo e, quindi, il terrore dell'occidente era che muovesse guerra verso l'Europa solo per procurarsi derrate alimentari.

E un popolo che combatte per il cibo è il più pericoloso degli avversari perché non ha alternativa: se combatte può andare incontro alla morte ma se non combatte muore di fame.

Questa interpretazione spiega perché, anche nei momenti più tesi della guerra fredda, non vennero mai a mancare le vendite di generi alimentari all'URSS, in particolare le eccedenze di grano USA.

Quanto all'SDI non fu solo un bluff. La frustata alla tecnologia non portò a quello che ci si riprometteva (per quanto ne sappiamo, ovviamente...) ma ci furono comunque enormi sviluppi in campi ad esso legati come i laser, il problema dell'albedo nell'uso degli stessi in atmosfera, i radar a banda millimetrata, i sistemi propulsivi dei satelliti, i sistemi anti satellite etc...

Monday, February 22, 2010

Guerra fredda

Trovare gente che scrive come Yossarian non è facile. Quando poi si lancia da par suo nel racconto di fatti che rappresentano i pizzi del grande vestito che si chiama storia ne esce sempre qualcosa di unico.

Nel suo ultimo post racconta del colonnello Stanislav Petrov e di come quest'uomo abbia salvato il mondo dalla catastrofe nucleare per mezzo delle sole razionalità, freddezza e capacità di vedere oltre l'ovvio.

Mentre leggevo il racconto pensavo a come sarebbero andate le cose se al posto di Petrov ci fossero stati i personaggi che ci circondano oggi e, se ci penso, rido ancora adesso. Beh, ridere non è proprio la cosa più sensata... saremmo tutti morti, ma si sa che il rum, se bene invecchiato, aiuta a vedere le cose sotto prospettive più favorevoli.

Così ho immaginato Al Gore. Al primo blip si sarebbe guardato in giro; al secondo avrebbe pensato "cazzo, piove"; al terzo avrebbe realizzato, anche grazie al fatto che suonavano allarmi da sirena di nave, che forse c'era qualcosa che non andava e che doveva essere colpa del riscaldamento globale. Resosi finalmente conto, grazie ad una mail trafugata, che erano missili in arrivo la sua mente si sarebbe messa furiosamente a lavorare per cercare di trasformare l'avvenimento in un ciclo di conferenze nelle quali predire la fine del mondo. Ma, giunto velocemente alla conclusione che non ci fosse nemmeno il tempo per mettere in fila le sedie, avrebbe telefonato a Bill Clinton per chiedergli il numero di una pompinara molto veloce.

Poi ho immaginato Jimmy Carter. E' notte fonda al NORAD e l'ufficiale di controllo sorseggia il suo litro di caffé americano (per berlo sorseggiando ci vuole più o meno un turno di guardia). Ad un tratto risuona un allarme e la mappa sullo schermo centrale si riempie di segnalazioni di lancio missili balistici intercontinentali. Il counter segnala 130 SS20 in volo verso gli USA. Come in ogni buon film l'ufficiale si versa addosso il caffé, bestemmia e alza la cornetta della linea diretta con la Casa Bianca.
Il presidente Carter dorme nel suo letto. L'orsacchiotto stretto al petto, le ciabatte a forma di Garfield ben affiancate sul pavimento e il pigiama con scritto "I Love Peanuts, my Peanuts" sulla schiena.
Un uomo del servizio segreto irrompe nella stanza: "Signor Presidente, i russi hanno lanciato 130 missili contro di noi, il NORAD chiede il permesso per un lancio immediato di rappresaglia". Carter si stiracchia, si gratta la testa e dice: "Buona questa, ma sappi che il fatto di sapere che sono un mollaccione non vi autorizza a prendermi per il culo anche di notte."
Allora l'uomo del servizio segreto, un negrone di un metro e novanta per cento chili di muscoli e armamenti si pianta davanti all'arachidicoltore e gli grida: "Ti sembro uno che scherza?"
E in quel momento il presidente Jimmy Carter tira fuori la vera essenza del suo essere, ciò che fino a quel momento aveva nascosto al mondo intero: grida "Mamma!", prende tra le dita il lobo dell'orecchio e infila il pollice in bocca succhiando rumorosamente.

Poi ho immaginato Ronald Reagan e... beh probabilmente avrebbe telefonato lui al NORAD tutte le notti per chiedere se doveva autorizzare un lancio di rappresaglia.
"Rappresaglia a che, Signor Presidente?" "Al fatto che quei cazzoni non mi lanciano mai contro niente. Sono solo chiacchere e distintivo, chiacchere e distintivo..."

Poi ho pensato ai nostri politici e, chissà perché, mi sono apparse le tette della Raffimov.

P.S. e pensare che ero partito con l'idea di scrivere qualcosa di serio sulla guerra fredda e sul bluff giocato da Ronnie con l'SDI... sarà per la prossima volta.

Tuesday, February 16, 2010

Ma va 'n couver

Mariaaaa... vieni a vedere come piove sulle piste di sci.
Dicono che fa troppo caldo ed è colpa del riscaldamento globale.
Come dici?
Lo scorso anno dicevano che il troppo freddo e le bufere di neve erano colpa del riscaldamento globale?
Ma vadavialcul...

P.S. grazie per l'ispirazione al post di Climate Monitor.

Monday, February 15, 2010

Informazioni vs notizie

Ho scritto in un precedente post che il core business dell'intelligence è la raccolta di informazioni sulla base delle quali i decisori, che non sono parte dell'intelligence, metteranno in atto le opportune azioni assumendosene la responsabilità nei confronti della popolazione.

Ma cos'è, realmente, una informazione in questo ambito?

Facciamo un gioco (ci ho preso gusto, se non vi va di farlo vale il discorso di cambiare address e cercarsi un paio di tette qui intorno).

Siete una spia in un paese straniero guidato dal solito tirannello locale.
Durante una parata sentite uno sparo e il tirannello si accascia. Vedete del sangue sulla sua testa e, intorno, gente che si sbraccia, grida, e chiama i soccorsi. Arrivano i paramedici, li vedete fare manovre di rianimazione, caricare la vittima su di una barella e metterla in una ambulanza che parte a sirene spiegate verso, presumibilmente, un ospedale militare.

Alla domanda: "Cosa è successo?" cosa rispondete?

Vediamo cosa potete raccontare e se si tratta di informazioni:
  • qualcuno ha sparato al tiranno: è una notizia ma non una informazione perché non potete essere certi che il botto che avete sentito sia partito da un'arma e, anche se lo poteste, che il bersaglio fosse il tiranno;
  • il tiranno è stato colpito: anche questa è una notizia ma non una informazione perché il sangue sulla sua testa potrebbe essere di un altro e lui essersi accasciato per un malore;
  • il tiranno ha dovuto essere rianimato: questa è una informazione perché lo avete visto fare su di lui;
  • il tiranno è stato portato via in ambulanza: anche questa è una informazione perché lo avete visto caricare sulla barella e mettere nel veicolo;
L'informazione sarà quindi:
Durante la parata è successo qualcosa a seguito del quale il tiranno si è accasciato, ha dovuto essere rianimato sul posto e portato via in ambulanza.
Il resto sono solo notizie e dovranno essere riportate separatamente:
Prima che il tiranno si accasciasse si è sentito un colpo d'arma da fuoco e, sulla testa del tiranno, è apparso del sangue. Non possiamo confermare che si trattasse di uno sparo né che il sangue fosse del tiranno.
Ben diverso, vero, da quello che d'istinto tutti noi avremmo riportato?

In realtà questo esempio è banale e, a meno di essere un giornalista del giorno d'oggi, penso che alla domanda "Il tiranno è morto?" nessuno di voi avrebbe risposto "Si".
Comunque badate che distinguere notizia da informazione è spesso più difficile di quanto si creda ed un eventuale errore può avere conseguenze drammatiche. I decisori hanno bisogno di informazioni per pianificare delle azioni. In loro assenza è possibile usare anche le notizie (anzi, quasi sempre è così) ma deve essere ben chiaro che esse sono tali e devono essere accompagnate da una valutazione della loro probabilità di essere veritiere o meno.

La bontà di un agente sta nell'essere sempre critico e diffidente di ciò che osserva, nel non dare mai per scontato ciò che vede. Senza però che questo gli precluda la capacità di cogliere la semplicità di ciò a cui assiste. Non c'è niente di peggio che perdersi la scena perché si è impegnati a cercare un retroscena.

Come perdersi la vista di un bel paio di tette perché impegnati a cercare il culo.

Monday, February 8, 2010

Intelligence e 11 settembre

E' oramai consuetudine affermare che l'11 settembre sia stato un fallimento soprattutto dell'intelligence che non lo seppe prevedere e non ne dette avviso. Sulla base di ciò che sappiamo è certamente così e, personalmente, propendo per considerarlo l'ipotesi più plausibile.

Ciononostante, alla luce di quanto ho scritto sull'intelligence e quello che si sa del loro operato, voglio proporvi una provocazione.

Leggete l'ultima frase del mio post sull'intelligence
Non lasciare che il tuo senso morale ti impedisca di fare ciò che è giusto.
e provate a pensare a questo: se il lasciar accadere l'11 settembre fosse stato necessario per fermare un attentato con una bomba nucleare da 1 milione di morti cosa avreste deciso?
Attenzione, non parlo di una ipotesi di attentato, ma di una certezza: si sa che avverranno sia l'uno che l'altro e il modo per fermare il secondo è lasciar accadere il primo.

Come cambierebbe il vostro giudizio sull'operato dell'intelligence?

No, non date la risposta farlocca che occorreva fermarli entrambi perché dai lettori di questo blog mi aspetto una sana dote di realismo e pragmatismo militare.

Interessante vero?

Un altro aspetto da considerare è poi che l'intelligence non ha potere decisionale. Fornisce informazioni, può dare l'allarme, ma poi sono i decisori che devono trasformare tutto questo in azioni concrete assumendosene la responsabilità nei confronti della popolazione.
E' qui che avviene lo scontro tra le misure da prendere, sulla base di quella che spesso è una ipotesi, e il loro grado di accettazione da parte di chi le deve subire.

Diciamoci la verità: se il presidente USA avesse imposto le regole di oggi perché la CIA lo avrebbe informato del fatto che qualcuno avrebbe fatto schiantare due aerei contro i grattacieli di New York lo avrebbero scuoiato vivo e messo sotto sale.

Facciamo un giochetto.

Supponiamo di avere previsione che in una certa zona si verificherà un terremoto in una certa settimana. Ovviamente c'è un grado di errore e, quindi, l'evento potrà accadere oppure no (se fosse certo non sarebbe una previsione ma una premonizione. Avercene...).
L'azione possibile per i decisori è l'evacuazione della popolazione.
Facciamo la tabellina delle possibilità:
  • non ordinano l'evacuazione e non avviene il terremoto = proteste (che culo però)
  • non ordinano l'evacuazione e avviene il terremoto = proteste
  • ordinano l'evacuazione e non avviene il terremoto = proteste
  • ordinano l'evacuazione e avviene il terremoto = che culo
Difficile scegliere, vero, quando l'evacuazione di centinaia di migliaia di persone crea problemi logistici non indifferenti (non si tratta solo di spostare la gente e trovarle un riparo ma anche di proteggere le loro proprietà rimaste incustodite, per dirne una)?

Saturday, February 6, 2010

Letteratura e spie

Leggo libri sull'intelligence da prima di essere stato costretto ad occuparmene ma, se devo dire la verità, mi hanno sempre visto molto scettico nel considerarli qualcosa più di un romanzo, indipendentemente dalla loro fattura, ricchezza di fonti e verosimiglianza.

Innanzitutto, per essere qualcosa che non sia un tecnothriller alla Tom Clancy, un libro che tratti di intelligence deve essere scritto da uno che nei servizi ci abbia lavorato.
Un esterno non farebbe che riportare in bella copia ciò che le agenzie lasciano volutamente trapelare (in modo più o meno misterioso - e anche questo è voluto), finendo per credere di enunciare verità nascoste quando sta solo scrivendo un romanzo ispirato da altri.

D'altro canto un autore interno al sistema soffrirebbe (in grande) del mio stesso problema: le cose più interessanti non le può/vuole scrivere e, quindi, non può che decidere se essere onesto con i lettori oppure no.
Se è onesto dichiara la sua reticenza e scrive ciò che può/vuole ben sapendo che non ne verrà nulla di eclatante.
Se non è onesto, cosa che per una spia potrebbe essere parte del mestiere, fa finta di niente, inventa delle storie affascinanti e le ammanta di un'aura di autorevolezza e veridicità legate al suo passato.

In entrambi i casi saremmo al cospetto di nulla che possa, se non marginalmente, svelarci alcunché di legato alla realtà delle cose. Come ho già detto in altro post, il miglior servizio segreto è quello che fa accadere le cose senza che nessuno si accorga che esiste e questo, semplicemente, non è compatibile con l'esistenza di una letteratura veritiera su di esso.

Attenzione, con questo non voglio dire che i libri sull'intelligence raccontino palle o non valga la pena leggerli. Solo occorre tenere presente che raccontano la facciata o, se vogliamo, ciò che si vuole venga conosciuto. Purtroppo la parte più interessante ed appassionante è, e per fortuna resterà, chiusa in pesanti armadi blindati o, più probabilmente, nella testa delle poche persone che ne sono a conoscenza.

Friday, February 5, 2010

Intelligence

Sgombriamo subito il campo da false aspettative: non so chi abbia ucciso Kennedy e, se proprio volete saperlo, tra tutte le teorie propendo per la più semplice, quella che vede un pirla tentare di colpire un bersaglio in movimento con un Carcano a distanza proibitiva e riuscirci per una immensa botta di culo.

Un'altra cosa importante: quello che dirò potrà sembrarvi per certi versi banale, scontato e, usando una metafora, un po' castrato. In realtà potrei scendere più in profondità ma ho una certa reticenza a farlo perché nel mondo dell'intelligence anche la cosa più insignificante può avere conseguenze inaspettate e, generalmente, spiacevoli.

Direte: "allora cosa cazzo scrivi a fare?". Avete ragione ma vorrei togliermi alcuni sassolini dalle scarpe relativamente a ciò che sento dire in giro sull'argomento. Sappiate che se vi aspettate da me il pensiero mainstream beh... potete cambiare address e cercarvi un paio di tette di quelle giuste, che qui attorno non mancano.

La prima cosa che occorre scordarsi quando si approccia l'argomento intelligence è cercare di fare classifiche di efficacia / efficienza / bravura tra i vari servizi. Il pensiero mainstream vede i maestri del Mossad, i duri del KGB e le pippe della CIA (occhio che alcuni di questi oggi si chiamano diversamente ma userò i nomi storici a cui sono affezionato). Il punto non è se sia vero oppure no ma la mancanza di un termine fondamentale per stabilire la classifica: il numero di operazioni andate a buon fine.

La realtà è che di una agenzia si conoscono solo le operazioni fallite. Quelle andate secondo i piani sono sconosciute per definizione. E attenzione: il fatto stesso di poter attribuire una operazione ad un servizio è sufficiente a definire fallita l'operazione stessa, anche se il suo esito è stato positivo.

Una cosa che spesso non viene considerata è che il miglior servizio segreto è quello che... non c'è. Il suo compito, sia attivo (operazioni) che passivo (informazioni) deve essere svolto in modo assolutamente invisibile e il pieno successo si ha quando le cose accadono in modo pilotato avendo tutti l'impressione che non potessero naturalmente che andare così.

Così continuate pure a giudicare la bontà di una agenzia dalle operazioni fallite di cui siete a conoscenza ma sappiate che le cose potrebbero stare in modo molto diverso (e questo potrebbe essere voluto...).

Ho parlato di compiti attivi e passivi e, ovviamente, i primi sono quelli più gettonati: chi non ha mai sognato di essere James Bond? E non solo per le fighe...

In realtà il vero core business di una agenzia sono i secondi. Essa deve, in sintesi, raccogliere le informazioni grezze e analizzarle per creare quadri d'insieme.
Sono due compiti nettamente distinti e che devono restare separati: un agente sul campo deve avere la mente sgombra da teorie per evitare che, invece che informazioni, cerchi conferme o incominci a notare solo le cose che concordano. In altre parole deve fiutare l'aria ma se qualcuno gli ha riempito il naso di merda sentirà solo odore di cacca.
Analogamente l'analista deve basarsi il più possibile sui fatti indipendentemente da dove, come e da chi essi siano stati raccolti. Innanzitutto perché il suo compito è trovare i legami non ovvi tra di loro e poi perché meno sa dell'organizzazione sul campo e più questa è sicura.

Non dimenticate mai che la probabilità di una fuga di notizie è proporzionale al quadrato del numero delle persone che ne sono a conoscenza.

Uno dei limiti dell'intelligence USA ha proprio a che fare con questi punti. Da un lato si è affidato troppo ai sistemi ELINT (satelliti, drone, ricognitori, NSA...) che sono più o meno facilmente ingannabili a discapito dello HUMINT (infiltrati, prezzolati, dissidenti locali...) che, essendo sul posto, ha il polso reale della situazione. Dall'altro, paradossalmente, ha sempre impegnato molte più risorse nella raccolta di informazioni che nella loro analisi.

Quest'ultimo punto soffre poi di un limite insito nel fatto che si tratti di un paese libero: negli USA un analista che faccia il doppio gioco non si può mettere al muro e la sua famiglia in un gulag. Questo comporta che, per ragioni di sicurezza, le informazioni siano in qualche modo compartimentate e solo pochi e, generalmente, a livelli elevati possano avere una visione d'insieme.
Il risultato è che gli analisti dovrebbero produrre analisi per i decisori ma non hanno i dati per farlo mentre i decisori hanno tutti i dati ma non le analisi che gli servirebbero per prendere decisioni.
Se va di culo capita che un decisore sia bravo anche come analista e la cosa più o meno funziona, se va male sono cazzi.

Nei paesi non liberi le cose stanno diversamente. Il KGB, ad esempio, non soffre di questo problema: un analista che si lasciasse scappare qualcosa sperimenterebbe la lunghezza dei corridoi del carcere di Lefortovo: entrata a Mosca e uscita in Siberia. Questo non significa che anche qui non ci sia compartimentazione, ma la naturale propensione al sospetto e alla colpevolezza aiutano ad investigare ogni aspetto di una questione e a non tralasciare nulla.

Quindi, come dovrebbe essere il fantomatico miglior servizio segreto del mondo?

Innanzitutto deve essere segreto quindi nessuno deve sapere che esiste. Mi spiace per quelli che sperano in Aston Martin, caviale beluga e Martini "mescolato, non agitato" ma niente di tutto questo, tantomeno biondone e morettone con la PPK nella giarrettiera.

Poi deve raccogliere le informazioni sul campo (HUMINT) e da queste trarre la necessità di missioni ELINT. Il viceversa non funziona: un satellite si fa ingannare e, se ne hai il sospetto, è troppo tardi per verificarlo con un agente la cui infiltrazione e/o identificazione è un'operazione molto delicata che richiede tempo, pianificazione e pazienza.

Le informazioni raccolte devono essere passate tutte agli analisti, senza compartimentazioni. Per fare questo senza mettere in pericolo le fonti devono prima essere sterilizzate. Questa è una fase critica perché occorre togliere ciò che può compromettere l'agente senza però cambiare il senso ed il contenuto.

I decisori devono avere sul loro tavolo le analisi e i dati grezzi. Ho detto "le analisi", plurale perché dovranno e potranno esserci più interpretazioni anche se non dovrà succedere che il proliferare degli scenari mascheri una carenza di analisi.

A questo punto beh... se c'è da ammazzare qualcuno deve esserci a disposizione una sezione operativa in grado di farlo.
Non lasciare che il tuo senso morale ti impedisca di fare ciò che è giusto.