Tuesday, December 29, 2009

Avviso ai naviganti (update)

Quanto scritto nel precedente post non riguarda solo i miei scritti ma anche, purtroppo, la pubblicazione dei commenti. Essendo il blog moderato mi scuso con quanti vedano un certo (eufemismo) ritardo nel vedere approvati i loro commenti, ma abbiate pazienza. Considerate che per me è molto peggio...

Saturday, December 26, 2009

Avviso ai naviganti

L'aggiornamento di questo blog va a rilento causa il sopraggiungere di una burrasca che non mi permette di abbandonare il timone per vergare parole in codesto oscuro luogo.
Quel vecchio panzone di Babbo Natale ha pensato bene di regalarmi la seconda figlia e questo ha, come dire, leggerissimamente riempito ogni momento della mia vita attuale.
In attesa che un riequilibrio dei ritmi mi permetta di tornare a coccolare anche questa mia creatura (minchia, creatura poi... 'sto cumulo di str...) portate pazienza.
Come dite? Non vi frega una cippa di quello che scrivo? Fate bene ma vi faccio notare che mi state leggendo...

Thursday, December 17, 2009

La càsoeula

Vi avevo promesso la ricetta della càsoeula come la faceva mia nonna ed eccomi qua.
Una premessa: come tutti i piatti della tradizione, ogni famiglia ha la sua ricetta e, spesso, anche all'interno della stessa famiglia ci sono la versione della bisnonna, quella della nonna, quella della mamma, della zia, etc...
Quindi non venitemi a dire "non è vero, non si fa così perché mia zia ci mette..." e nemmeno, molto farlocco, "l'Artusi dice..." o "a Gambero Rosso ho visto che usano...".
Questa è la ricetta di mia nonna, punto.

Dunque, prima di incominciare prendete in disparte il vostro fegato e fategli un discorsetto del tipo "non la mangerò tutti i giorni, non ti preoccupare", giusto per prepararlo a quello che lo aspetta. Si, perché non ho intenzione di adattare la ricetta alle odierne tendenze di corretta alimentazione. Se colesterolo deve essere, colesterolo sia.

Per 4 persone (se siete di più aumentate in proporzione) occorrono:
  • 2 piedini di maiale (in alcune zone li chiamano zampetti)
  • 4 cotiche fresche di maiale
  • 500g di costine di maiale (attenzione che ho detto costine e non puntine)
  • 200g di verzini (è un tipo di salamella simile al cotechino ma più piccolo)
  • una grossa verza mondata a foglie (in alcune zone lo chiamano cavolo)
  • 2 canne di sedano
  • 4 carote
  • 5 cipolline bianche (quelle che generalmente si fanno caramellate, circa 3 cm di diametro)
  • 200g di burro
  • sale e pepe
Procedimento:

Pulite accuratamente i piedini di maiale, fiammeggiateli e, con un coltello robusto, spaccateli in due per il lungo. Raschiate bene le cotiche di maiale e tagliatele a listarelle non troppo piccole.
Lavate bene piedini e cotiche sotto acqua corrente fredda per togliere ogni residuo di osso o raschiatura. E' importante che l'acqua sia fredda se non volete trovarvi le mani spalmate di una sorta di Glysolid naturale.

Prendete una casseruola alta, scioglietevi metà del burro e soffriggetevi una delle cipolline affettata non troppo fine. Quando la cipolla imbiondisce aggiungete le cotiche e i piedini e rosolateli per bene su tutti i lati. Coprite con abbondante acqua e lasciate cuocere a fiamma moderata per circa un'ora.

Passata l'ora prendete un tegame molto ampio, scioglietevi il resto del burro e fatevi soffriggere le cipolle affettate e le carote e sedano dadolati. Aggiungete le costine tagliate a pezzi e fatele rosolare. Togliete piedini e cotiche dalla loro acqua di cottura (non buttatela, vi serve) e aggiungetele nel tegame. Salate e pepate il tutto, bagnate con l'acqua di cottura di piedini e cotiche e fate prendere bollore. Lasciate cuocere per un'altra ora circa mescolando spesso e bagnado se si asciuga troppo.

Passata l'ora aggiungete la verza e i verzini. Continuate la cottura per un'altra mezz'ora circa regolandosi in modo che tutti gli elementi siano cotti e che il sugo sia piuttosto denso ed appiccicoso.

Servite ben caldo perché se si raffredda anche solo di poco il sugo gelatinoso fa effetto Bostik.

Buon appetito e accertatevi di avere in casa un buon digestivo (una bomba termonucleare può andare).

Wednesday, December 16, 2009

Il senso della vita

Maestro, qual'è il senso della vita?
Dipende da dove la guardi ma, in realtà, conoscerlo è irrilevante.
Non ho capito, Maestro.
Certo che non hai capito, altrimenti saresti tu il Maestro.
Questo, invece, l'ho capito subito.
Perché è un concetto al tuo livello.
Non è un complimento, vero?
Bravo, continua così.
Tornando al senso della vita...
Immagina la tua esistenza come se fosse una vite che ruota in un dado fissato al tuo destino.
Seguendo il passo del suo filetto essa si sposta in una direzione predeterminata dal senso di rotazione e dalla posizione del dado.
Anche la sua durata è predeterminata e dipende dalla lunghezza della vite e dalla velocità di rotazione.
Tu sei la vite: hai forse modo di modificare la posizione del dado in cui ruoti, la tua lunghezza o la velocità di rotazione impressati dal cacciavite?
Qualcosa mi dice che la risposta sia no.
Esatto.
In quest'ottica il senso della vita è il motivo per il quale chi impugna il cacciavite ti sta avvitando nel dado. Credi che conoscerlo cambi qualcosa?
Presumo di no.
Esatto.
Maestro ma perchè ha detto che il senso della vita dipende da dove la guardi?
Perché una vite che gira se la guardi da sopra gira in un senso, se la guardi da sotto gira in un altro senso ma sempre nella stessa direzione si sposta. Il senso è irrilevante.
Perché ho l'impressione che mi stia prendendo per il culo?
Perché per arrivare a certi concetti occorre un aiuto.
Il suo, Maestro?
Si, anche. Ma per te occorrerebbe un rinforzino di Pejote.
Magari dopo, preferisco arrivarci da solo. Quindi, Maestro, non abbiamo influenza sul nostro destino, tutto è predeterminato?
No. In quanto vite puoi adoperarti per girare nel dado con più o meno facilità.
Quindi posso decidere di incriccarmi e non morire mai...
No. In questo caso chi tiene il cacciavite tira un bestemmia, cioè impreca contro se stesso, e incomincia ad usare un avvitatore. E fa molto male.
Sono sempre più convinto che al mondo la posizione migliore sia quella seduta...

Saturday, December 12, 2009

Il cuoco e il cuciniere

Molti sono a conoscenza della mia passione per la buona cucina che manifesto sia in forma passiva (mangio quello che altri cucinano) che attiva (cucino per me e per gli altri).
Siccome quando sono parte attiva mi dicono che sono bravo, qualcuno incomincia a definirmi cuoco e questo mi fa leggerissimamente alterare.
Vi avverto che quando mi altero non lo faccio come una mayonnaise che, al massimo, fa i grumi e se ne sta buona nel suo vaso in attesa di consumare la sua vendetta nei confronti di qualche fesso che se la mangi. No. Il mio modo di alterarmi quando mi chiamano cuoco è più simile a quello che succede ad una bottiglia di coca cola quando ci si butta dentro una mentina. Divento rosso, mi sale la pressione e... bum.

Il fatto è che, da qualche tempo a questa parte, dietro al termine cuoco non si trova più una persona che prepara qualcosa di buono ma un tipo in divisa che realizza qualcosa di interessante.
Interessante?
Interessante è un libro, un programma televisivo, un paio di tette di quelle giuste. Quello che mangio deve essere buono! Poi potrà anche essere interessante come è stato cucinato ma il primo aggettivo che mi aspetto da chi mi presenta il frutto della sua arte culinaria è "buono".
Se ti metto nel piatto una capra cruda appena squartata e' sicuramente interessante se studi anatomia animale ma non e' propriamente una cosa che mangeresti con piacere.
Così abborro ogni definizione slow food/biologica/farlocca/radical chic di cibo, cuochi e somellier. Il mio ideale è il cuciniere in grado di metterti in tavola un piatto buono, saporito, accompagnato dal vino giusto e in porzioni adeguate a soddisfare anche l'appetito.
Questo punto mi sta particolarmente a cuore: soddisfare il gusto è una questione qualitativa ma soddisfare l'appetito non può prescindere da una sana valutazione quantitativa.

Un'altra cosa che mi fa salire la pressione è quando rielaborano un piatto della tradizione ma lasciano inalterato il nome aggiungendo "alla maniera di..." oppure "variazione su...".
Sarò poco slow food/biologico/farlocco/radical chic ma la "càsoeula di magro al cioccolato bianco" chiamata ancora càsoeula mi fa prudere le mani. Converrete che per chi ama i piatti lombardi il termine "càsoeula di magro" è un controsenso, sarebbe come dire "burro dietetico" (esiste, non temete, i farlocchi l'hanno inventato ma non è burro). Quanto al cioccolato bianco lasciamolo agli svizzeri, famosi per aver inventato il nulla (buchi) da mettere nel formaggio facendo credere al mondo di averlo arricchito.

Magari in uno dei prossimi posts metto la ricetta della càsoeula come la faceva mia nonna così il primo farlocco che la legge muore di colesterolo.

Thursday, December 10, 2009

Lo zio è il padre dei vizi

Maestro che posto è questo? Tutto nero, buio. Non è che porta sfiga?
Non temere fratello. La sfiga non viene da ciò che ci circonda ma è già dentro di noi.
Dentro di noi? Ma maestro, da dove è entrata?
Questo lo può immaginare anche una mente semplice come la tua. Tieni presente che la risposta alla tua domanda spiega anche perché alcuni ne abbiano di più e altri di meno.
Ho compreso maestro e da oggi passerò più tempo seduto. Mi permetta un'altra domanda: che c'entra mio zio e i suoi vizi?
Abbi fede fratello. Appena avrò trovato come fare l'apostrofo anche tu sarai illuminato.
Maestro, vuole dire che anche io potrò vedere la luce della verità?
No, vuole dire che se non la smetti di rompere i coglioni con le tue domande ti copro di benzina e ti illumino di immenso.
Quando lei spiega le cose, Maestro, io le capisco sempre.