Scrivo di getto, ben sapendo che quello che in questo momento tutti annunciano potrebbe
essere smentito tra qualche ora. Del resto non è la prima volta che uno di questi barbuti
è dato per spacciato e se ne scappa allegramente impennando col vespino.
Da tempo sostenevo che gli USA potessero ammazzare Bin Laden a piacimento e che il motivo
che lo tenesse ancora in vita fosse da cercare dentro la Casa Bianca e non sulle montagne
del Pakistan.
Semplicemente occorreva un motivo che valesse abbastanza da giocare questa carta.
E ora Obama l'aveva: da un lato gli occorreva un colpo di teatro in grado di risollevare la
sua popolarità e, probabilmente, garantirgli la rielezione. Dall'altro gli occorreva togliere
di mezzo il babau che, fino ad oggi, aveva tenuto in piedi la necessità di essere così
massicciamente presenti in IRAQ e Afghanistan.
I classici due piccioni con una fava. Negra, perdipiù.
Oggi il democratico Obama, dall'altro del suo premio Nobel per la pace, si vanterà di aver
finalmente portato a termine la missione iniziata dopo l'11 settembre dal guerrafondaio Bush,
riceverà l'applauso del mondo, compresi quelli che con Bush sostenevano che Bin Laden fosse
la personificazione dell'opposizione all'oppressione occidentale e non semplicemente un
terrorista più ricco degli altri, e potrà annunciare un disimpegno (aka, risparmio di quattrini)
più veloce e massiccio senza che questo sia visto come un calare le braghe.
O meglio, andarsene fischiettando dalla cristalleria dopo aver fatto cadere un vaso.
Monday, May 2, 2011
Subscribe to:
Post Comments (Atom)
La notizia mi ha lasciato molto indifferente, però ho riso nel leggere come Repubblica l'abbia condita con una piéce da teatro arci di provincia. Qualcosa del tipo:
ReplyDeleteE' morto. E' Osama. E' Bin Laden. E' il terrorista più terrorista di tutti. E ora è morto. E negli Stati Uniti accorrono alla Casa Bianca. Per. Feste. Ggiare.
cosa non si fa per vincere un oscar
ReplyDelete