Wednesday, March 24, 2010

Difesa abitativa - parte seconda

Partiamo da uno scenario tipico: sono le tre di notte e state dormendo. Nel letto la vostra compagna e nella stanza a fianco vostra figlia. Un ladro forza una finestra e vi entra in casa. Vi svegliate di soprassalto e... che fate?

Nella trattazione che segue considererò solo il caso di attacco alla vostra casa con voi dentro. Se non ci siete sarà una rogna comunque ma pagherà l'assicurazione.

Allarme e primo contenimento

Avere un sistema antifurto che suona quando il serramento viene aperto non serve a molto. Essenzialmente vi avverte quando il ladro è già in casa. Ecco perché è bene che ci siano più perimetri protetti intervallati da contenimenti che impegnino l'intruso dandovi tempo.

Generalmente una casa ha delle persiane che proteggono un serramento in vetro che dà sulla stanza. In questo caso un allarme sulla persiana realizza il perimetrale esterno, uno sul serramento il perimetrale interno e un volumetrico protegge la stanza. Il contenimento può essere un cancello di sicurezza tra persiana e serramento.
Con questa struttura il ladro farà scattare il perimetrale esterno svegliandovi ma non sarà già in casa perché si troverà a dover superare un cancello. Questo vi darà tempo per mettere in atto la vostra strategia di difesa.

Ma un impianto di allarme ben progettato farà più che svegliarvi. Innanzitutto occorre che il pannello allarmi sia nella vostra stanza da letto perché, con ogni probabilità, sarà li che vi troverete quando scatterà. Inoltre dovrà essere possibile identificare il sensore scattato senza dover accendere delle luci. Ogni riferimento agli impianti con centralina posta all'ingresso e display a cristalli liquidi è puramente voluto.
Non dimenticate che avete due vantaggi nei confronti del ladro: conoscete la casa e i vostri occhi sono abituati al buio. Quindi non accendete le luci, non rivelate dove siete ma fate in modo che il vostro sistema di allarme vi possa dire da dove è entrato il malvivente. Il vecchio, caro, pannello a led è ancora insuperato: basta una occhiata e avete il quadro della situazione. Se poi casa vostra è munita di volumetrici per ogni stanza siete anche in grado di seguire i suoi movimenti.

Strategia di difesa

Non improvvisate, non siete un marine e il motto "improvvisare, arrangiarsi, raggiungere lo scopo" non fa per voi.

Per prima cosa resistete alla tentazione di accendere le luci: non rivelate al ladro dove siete e non perdete la vostra capacità di visione notturna. Sfruttate, invece, il tempo che vi mette a disposizione il contenimento per avvertire le forze dell'ordine. Probabilmente arriveranno quando tutto sarà finito (non per loro demerito ma perché non possiamo avere una pattuglia ad ogni angolo) ma darà comunque un limite al tempo che i ladri avranno a disposizione. A tal scopo dovrete avere in stanza un mezzo di comunicazione. Non fate affidamento sul telefono fisso, facilmente lo avranno isolato quindi non lasciate il cellulare nel cappotto all'ingresso.

Date un'occhiata al pannello dell'allarme e decidete il da farsi in funzione di dove si trovino i ladri, di quali perimetrali abbiano superato e di quanto tempo vi resti. Ascoltate con attenzione i rumori e cercate di capire in quanti siano.
Se potete, radunate i vostri cari in una sola stanza: sarà più facile organizzare una difesa e saprete sempre dove si trovino. Non dimenticate che i ladri non conoscono la casa e non sanno dove siete. Cercate di mantenere questo vantaggio.

A questo punto dovrete decidere se affrontare i ladri oppure no. Non sarà una scelta facile perché dipenderà da tanti fattori ma la cosa importante sarà non perdere tempo e non tentennare: il fattore sorpresa varrà solo fino a quando non vi rivelerete. Avrete quindi una sola possibilità per colpire. Se non siete preparati a farlo o non siete determinati, lasciate perdere e cercate di guadagnare tempo.
In caso contrario mettete in atto quello che dovreste aver pianificato da tempo. Avere un'arma in casa, sia essa da fuoco o un semplice bastone, non basta. Occorre aver pensato a dove posizionarsi per usarla. Partite dalla vostra stanza e identificate i punti di difesa, gli angoli ciechi, i posti dove potete mettervi per avere un vantaggio tattico in funzione dell'arma che utilizzerete.

Conclusioni

Chi abbia avuto la pazienza di seguirmi fino a qui potrebbe pensare che sia esagerato, che stia trasformando la casa in una base militare da difendere. Non è così. La strategia di difesa è, a mio avviso, necessaria quanto quella antincendio. Cercate di coinvolgere i vostri cari, senza spaventarli, ma facendo loro capire che, come nel caso di un incendio tutti debbano sapere cosa fare e dove andare, anche nel caso di un'intrusione dovrà essere lo stesso.

Tuesday, March 23, 2010

Difesa abitativa - parte prima

Tra le varie cose di cui mi sono in qualche modo occupato c'è anche la difesa di punto. Capita così che spesso mi chiedano dei consigli, soprattutto da quando si è sparsa la sindrome da "rapina in villa".

Bene, in Italia scordatevi la difesa abitativa.

Non perché non sia possibile metterla in atto, ma perché qualunque cosa facciate voi finirete per essere il criminale e lui (o loro) la vittima.
La cronaca è piena di persone finite sotto inchiesta con accuse pesanti (omicidio volontario) la cui unica colpa è stata quella di difendersi e che vengono giudicate con il senno di poi.

Certo, il giorno dopo è facile stabilire che quella che brandiva il figuro che ti è saltato in camera sfondando la finestra alle tre di notte era una pistola giocattolo, ma tu, che in quel momento sai esserci tua figlia addormentata nella stanza accanto, cosa ne sai? Aspetti di avere ben chiara la situazione perdendo l'unico vantaggio che ti è rimasto e, cioè, l'effetto sorpresa?

Tutti froci con il culo degli altri, vero?

Personalmente ho una mia idea al riguardo ed è molto semplice:
se uno entra in una tua proprietà con effrazione si dovrebbe applicare sempre la legittima difesa, qualunque azione tu metta in atto per difendere te, la tua famiglia e i tuoi averi
Entrare con effrazione significa che non si possa sostenere che il malvivente sia entrato per sbaglio o per caso: se mi sfonda la finestra sa cosa sta facendo e, quindi, se ne assume la responsabilità. Se dall'altra parte trova un Mossberg a pallettoni, beh... sono i rischi del mestiere.

Terminata questa doverosa premessa, passiamo al dunque. Che fare?

La prima cosa che viene in mente, di solito, è di procurarsi un arma. Generalmente è una pistola e, altrettanto generalmente, finisce dimenticata nel cassetto del comodino tra preservativi, medicinali vari e occhiali da lettura, spesso senza aver sparato un colpo.

Avere un arma in casa implica aver ben chiaro che:
  • dovete essere determinati e preparati psicologicamente ad usarla contro un essere umano. Se non lo siete lasciate stare, trasformereste solo un ladro in un ladro armato di pistola, la vostra;
  • il ladro è ben sveglio quando vi aggredisce, voi no. Questo significa che se non vi siete addestrati al maneggio e non vi tenete in allenamento probabilmente sgancerete il caricatore invece di togliere la sicura, trovandovi i colpi tra le pantofole e in mano una pistola che non spara. Non contate sul colpo in canna: la vostra arma ultimo grido della sicurezza non spara se il caricatore non è inserito;
  • l'arma deve essere pronta all'uso, il che significa carica e a portata di mano. Se per raggiungerla dovete aprire una cassaforte a combinazione dopo aver tolto un quadro e cercato una chiave nell'anfratto segreto dell'armadio altrimenti i bambini possono trovarla e farsi del male, lasciate perdere;
Se avete ben presente questi punti allora sappiate che l'arma migliore non è una pistola ma un fucile a pompa a canna corta e calciolo ripiegabile, caricato con munizioni spezzate (pallini, per intenderci) a bassa letalità per i primi 2/3 colpi e pallettoni per i successivi, visto che se arrivate a spararli significa che le cose si sono fatte serie.
Il perché di questa scelta è presto detto:
  • il fucile a pompa è a prova di idiota. Non per offendere ma lo siamo tutti se svegliati di soprassalto alle tre di notte. A meno che uno non sia un SEAL o SAS o simili;
  • la munizione spezzata, sviluppando una rosata, ha il vantaggio di colpire il bersaglio anche se la mira non è precisa. Non crediate che perché le distanze in casa sono brevi sia facile colpire qualcosa con una pistola: solo nei telefilm colpiscono a 50 metri con un revolver dalla canna di due pollici;
  • i primi colpi a bassa letalità tolgono un bel po' di remore a tirare il grilletto. Sapete, non è facile pensare di sparare a qualcuno con una 44 magnum da 5 metri sapendo che se lo si centra non ne resta poi molto.
  • un aspetto da non trascurare è la deterrenza: un ladro si aspetta di trovarsi di fronte un padre di famiglia con in mano la sua brava pistola. Vedere uno in pigiama che imbraccia un Mossberg calibro 12 con calciolo scheletrato e portacartucce di riserva esterno in cui siano ben visibili munizioni magnum beh... fa un certo effetto!
    Una cosetta tipo questa (ma un po' più accessoriata):
Se non siete pronti a tenere un arma in casa allora compratevi una mazza da baseball o tenete a portata di mano un manico di scopa. Sappiate che mi fa molta più paura un tizio armato di scopa che di coltello. Non è un caso che nei corpi speciali il coltello sia l'ultima delle armi che si insegna ad usare perché è quella che richiede più perizia avendo raggio d'azione limitato (quindi implica vicinanza con il soggetto da colpire) e letalità scarsa (scordatevi che uno colpito da una coltellata cada morto come nei telefilm: per circa una decina di minuti è vivo, vegeto e combattivo a meno che non sappiate e siate in grado di colpire come un SEAL).
Quindi lasciate perdere i coltelli da cucina e munitevi di spazzettone.

Per questa volta mi fermo qui. In un prossimo post vedremo gli aspetti relativi a come prepararsi ad un evento di questo genere e alcuni trucchi da conoscere su come comportarsi e su come configurare i propri impianti di difesa e allarme.

Monday, March 22, 2010

Densità di popolo

Mariaaaa... vieni a sentire Bersani che dice che in piazza San Giovanni non ci stanno un milione di persone. Certo che come racconta le balle Berlusconi...
Come dici?
Quando a ottobre 2008 ha tenuto il comizio Veltroni diceva che erano in due milioni e mezzo?
Ma vadavialcul...

P.S. stabilire un limite massimo alle sparate non è difficile: si prende la superficie calpestabile della piazza in metri quadrati e si moltiplica per 4 (numero di persone che mediamente possono stare in un metro quadro considerando che non sono in prima fila ad un concerto rock).

Thursday, March 11, 2010

Colori dal mondo

Maestro, come mai oggi ogni protesta ha un suo colore?
Perché il colore fa appartenenza. E' come una divisa ed un segno identificativo. Ma bisogna scegliere il colore giusto.
Perché, maestro?
C'è mai stato un movimento dei marroni?
No, non credo. Forse dei Maroni ma non ne sono sicuro.
Perché il marrone è associato a qualcosa di spiacevole e puzzolente mentre il verde o il giallo o l'azzurro sono associati a pensieri positivi.
E allora il popolo viola?
Il colore, in questo caso, è adatto perché quando parlano la gente si tocca i coglioni per fare gli scongiuri. Vedi, se predichi sventura alcuni ti seguono ma molti altri ti considerano un menagramo.
Hai mai pensato allo stato d'animo di quelli che gridavano "mille e non più mille" il primo gennaio del milleuno?
Penso di avere capito, sai le pernacchie!
Appunto.
E quelli che ogni anno sfilano con gli ombrelli di tutti i colori?
Anche quello fa appartenenza: siccome lottano contro la discriminazione non scelgono un colore solo ma li comprendono tutti. In questo modo traslano nella loro non scelta di un colore specifico il fatto che la società non debba discriminare i loro orientamenti sessuali.
A questo non avevo pensato.
Ricorda che leggo nella tua mente e a me non puoi nascondere i tuoi reali pensieri. Noto, infatti, che ti sei seduto.
Chiedo venia Maestro, ma tempo addietro non mi aveva detto che "l'abuso dell'uso del buso porta al disuso dell'uso del buso"?
Certo, ma mi riferivo alle supposte, cretino.

Tuesday, March 9, 2010

Obbligo di catene

Mariaaaa... vieni a vedere come nevica sulla Bologna Firenze.
Finalmente si sono decisi a controllare che le macchine abbiano a bordo le catene, così non si bloccano più in mezzo alla strada.
Come dici?
Ci sono diciotto chilometri di coda causati dal controllo catene?
Ma vadavialcul...

Friday, March 5, 2010

Il valore delle cose

Disclaimer: quello che segue è la mia personalissima opinione e siete padroni di pensarla in modo totalmente differente.

Prima alcune definizioni:
  • con "cosa" intendo qualsiasi entità materiale (ad esempio un oggetto) o immateriale (ad esempio un sentimento);
  • con "avere una cosa" intendo che sia nelle nostre disponibilità secondo le sue caratteristiche intrinseche. Ad esempio: per un oggetto è l'essere di nostra proprietà e possederlo materialmente, per un sentimento è il godimento e la consapevolezza dello stesso;
  • con "pagare" intendo il privarci di una cosa che abbiamo (secondo le definizioni precedenti).
A questo punto posso dire che, a mio avviso:
il valore di una cosa è quanto siamo disposti a pagare per averla o per non perderla.
In quest'ottica il valore scaturisce da una sorta di asta tra quello che il proprietario è disposto a pagare per non perdere una cosa che ha e quello che l'acquirente è disposto a pagare per avere una cosa che non ha.

Non vorrei sembrare spoetizzante ma tale valore si manifesta solo in occasione di un possibile scambio di cose e non è una proprietà intrinseca dell'oggetto.

Sento già l'obiezione:
Come la mettiamo con l'amore? Io amo una persona indipendentemente dal fatto che ci sia qualcuno che vuole portarmela via. Anzi, l'amore prescinde dalla presenza di un terzo.
La domanda nasconde un equivoco: si confonde il "valore di una cosa", che è la quantificazione di uno scambio, con "l'avere una cosa" che è il godimento della stessa.

Facciamo un esempio materiale che si presta meglio a far capire cosa intendo.

Una sera invitate un critico d'arte a cena e, mentre servite l'aperitivo, lui nota uno dei quadri che avete alle pareti. Tutto eccitato vi annuncia che quello è un Barlafus autentico e che vale almeno un milione di euro.

Vale?

Proponetegli di acquistarlo per centomila euro. Se la risposta è "va bene", allora il quadro vale almeno centomila euro. Se, come più probabile, vi risponde che lo prenderebbe subito ma non ha i centomila euro allora quello che lui chiama valore è, in realtà, una stima.
Per inciso faccio notare che il non avere i centomila euro può anche essere vero ma, di fronte alla prospettiva di un guadagno di novecentomila, non credo sia un problema trovarli.

Tutto questo per dire che il milione di euro di valore esiste solo nel momento in cui qualcuno è disposto a darveli in cambio del quadro. L'affermazione del critico, invece, è una stima ed equivale a scommettere che se troverai qualcuno che vuole il tuo quadro quello sia disposto a pagarti un milione di euro per averlo.

A seguito della visita del critico andreste a ordinare una Ferrari perché avete un milione di euro in salotto? Probabilmente se foste uno dei genialoidi della finanza che ci hanno portato alla crisi attuale, si.

Ho una brutta notizia per i signori della City: la Ferrari vuole in pagamento soldi e non quadri, anche se ci mettete il critico in omaggio.

Tuesday, March 2, 2010

Too big to shoot

In un recente post Uriel, di cui seguo il blog con l'avidità con cui mangio un buon salame nostrano, si chiede per quale motivo l'MI6 non abbia fatto fuori Soros dopo che, qualche anno fa, questi aveva cercato di affossare la Banca centrale inglese.

Fermo restando che, come ho già detto in altro post, l'intelligence non ha potere decisionale, ritengo valga la pena considerare il fattore "too big to shoot", dove il "too big" non è il singolo personaggio ma il bersaglio che esso rappresenta.

Mi spiego meglio: se abbatto Soros cosa succede?

Capite che dalla risposta a questa domanda scaturisce l'opportunità o meno di una azione diretta.
Se il pericolo diminuisce allora vale la pena prendere in considerazione la cosa, ma se aumenta sotto forma di incertezza allora no.

Rispondere a questa domanda è compito della politica, non dell'intelligence (nota: per politica non intendo i nostri rubagalline incapaci di presentare le liste elettorali ma coloro che sanno cosa significhi difendere un Paese).

Quando uno come Soros mette in atto un piano a medio-lungo termine, coinvolge tutta una schiera di enti/persone/ambienti ai quali attribuisce precisi compiti. Un po' come disporre le tessere di un domino, ognuna delle quali ha una posizione specifica ed è necessaria perché il gioco riesca.
A questo punto l'eliminazione del "capo" rischia di creare una situazione di instabilità addirittura più critica del piano criminale perché potrebbe portare agli stessi disastri senza nemmeno avere una idea di come questi avverranno.

E' come nelle demolizioni controllate: il capo stabilisce come debba cadere l'edificio e, a tale scopo, dispone le cariche in funzione di una ben precisa sequenza di scoppio. Supponiamo, a questo punto, di voler evitare il crollo facendo fuori il capo ma senza sapere dove si trovino le cariche e quale sia la sequenza prevista. Cosa otteniamo? Il pericolo che ogni carica esploda per conto suo in modo incontrollato portando l'edificio a cadere a pezzi su ogni cosa che lo circondi. Questo è peggio del lasciar avvenire la demolizione che, sebbene grave, è un evento al quale ci si può preparare.

In quest'ottica il ruolo dell'intelligence è più quello di scoprire cosa bolla in pentola piuttosto che sparacchiare più o meno a caso. Non fraintendetemi, con questo non voglio affatto dire che si debba lasciare il mondo in mano agli squali della finanza ma che il farne fuori uno non è risolutivo.

E questo è voluto e parte del loro piano.

Soros non è scemo, sa benissimo che, nel momento in cui ci fosse la consapevolezza che eliminando lui venisse meno il pericolo, un servizio segreto disposto a portare a termine il compito lo si troverebbe. Quindi mette le cose in modo che vengano alla luce quando è oramai troppo tardi: "too big to shoot".

Purtroppo il mondo della finanza ha generato i suoi mostri e li ha pure messi nella condizione di potersi proteggere sfruttando la paura legata agli effetti di una loro dipartita più o meno casuale.

Personalmente ritengo che si possa fare poco contro quelli oggi esistenti se non prepararsi come ci si prepara per un terremoto: facendo in modo che le loro scosse incontrino istituzioni sempre più resistenti.

Per quanto riguarda il futuro, invece, si deve operare tipo rupe tarpea: queste cose devono morire nella culla grazie a norme e controlli in grado di scoprire le falle del nostro mondo economico per turarle prima che qualche squalo ci si infili.

P.S. per chi credesse che nel mondo dei servizi segreti di oggi certe cose non siano più possibili ricordo solo due nomi: Alexander Valterovich Litvinenko e Viktor Andriyovych Yushchenko.
Ah... e, ovviamente, la diossina si trova al supermercato nel reparto detersivi e il Polonio al banco del pesce.