Friday, March 5, 2010

Il valore delle cose

Disclaimer: quello che segue è la mia personalissima opinione e siete padroni di pensarla in modo totalmente differente.

Prima alcune definizioni:
  • con "cosa" intendo qualsiasi entità materiale (ad esempio un oggetto) o immateriale (ad esempio un sentimento);
  • con "avere una cosa" intendo che sia nelle nostre disponibilità secondo le sue caratteristiche intrinseche. Ad esempio: per un oggetto è l'essere di nostra proprietà e possederlo materialmente, per un sentimento è il godimento e la consapevolezza dello stesso;
  • con "pagare" intendo il privarci di una cosa che abbiamo (secondo le definizioni precedenti).
A questo punto posso dire che, a mio avviso:
il valore di una cosa è quanto siamo disposti a pagare per averla o per non perderla.
In quest'ottica il valore scaturisce da una sorta di asta tra quello che il proprietario è disposto a pagare per non perdere una cosa che ha e quello che l'acquirente è disposto a pagare per avere una cosa che non ha.

Non vorrei sembrare spoetizzante ma tale valore si manifesta solo in occasione di un possibile scambio di cose e non è una proprietà intrinseca dell'oggetto.

Sento già l'obiezione:
Come la mettiamo con l'amore? Io amo una persona indipendentemente dal fatto che ci sia qualcuno che vuole portarmela via. Anzi, l'amore prescinde dalla presenza di un terzo.
La domanda nasconde un equivoco: si confonde il "valore di una cosa", che è la quantificazione di uno scambio, con "l'avere una cosa" che è il godimento della stessa.

Facciamo un esempio materiale che si presta meglio a far capire cosa intendo.

Una sera invitate un critico d'arte a cena e, mentre servite l'aperitivo, lui nota uno dei quadri che avete alle pareti. Tutto eccitato vi annuncia che quello è un Barlafus autentico e che vale almeno un milione di euro.

Vale?

Proponetegli di acquistarlo per centomila euro. Se la risposta è "va bene", allora il quadro vale almeno centomila euro. Se, come più probabile, vi risponde che lo prenderebbe subito ma non ha i centomila euro allora quello che lui chiama valore è, in realtà, una stima.
Per inciso faccio notare che il non avere i centomila euro può anche essere vero ma, di fronte alla prospettiva di un guadagno di novecentomila, non credo sia un problema trovarli.

Tutto questo per dire che il milione di euro di valore esiste solo nel momento in cui qualcuno è disposto a darveli in cambio del quadro. L'affermazione del critico, invece, è una stima ed equivale a scommettere che se troverai qualcuno che vuole il tuo quadro quello sia disposto a pagarti un milione di euro per averlo.

A seguito della visita del critico andreste a ordinare una Ferrari perché avete un milione di euro in salotto? Probabilmente se foste uno dei genialoidi della finanza che ci hanno portato alla crisi attuale, si.

Ho una brutta notizia per i signori della City: la Ferrari vuole in pagamento soldi e non quadri, anche se ci mettete il critico in omaggio.

2 comments:

  1. per la serie:
    per fischiare serve il fischietto!!
    (come si diceva dalle mie parti ai tempi del nonno)
    vic

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  2. @vic

    Non so di che parti sei, ma anche il mio bisnonno diceva lo stesso. Solo che il fischietto, per lui, era una allegoria... ;-)
    Ho poi scoperto che quando raccontava di essere andato a "ballare" con una tipa non si riferiva alle danze e questo modo di dire era molto diffuso all'epoca.
    Sono sempre più convinto che fosse un grande.

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