Friday, February 5, 2010

Intelligence

Sgombriamo subito il campo da false aspettative: non so chi abbia ucciso Kennedy e, se proprio volete saperlo, tra tutte le teorie propendo per la più semplice, quella che vede un pirla tentare di colpire un bersaglio in movimento con un Carcano a distanza proibitiva e riuscirci per una immensa botta di culo.

Un'altra cosa importante: quello che dirò potrà sembrarvi per certi versi banale, scontato e, usando una metafora, un po' castrato. In realtà potrei scendere più in profondità ma ho una certa reticenza a farlo perché nel mondo dell'intelligence anche la cosa più insignificante può avere conseguenze inaspettate e, generalmente, spiacevoli.

Direte: "allora cosa cazzo scrivi a fare?". Avete ragione ma vorrei togliermi alcuni sassolini dalle scarpe relativamente a ciò che sento dire in giro sull'argomento. Sappiate che se vi aspettate da me il pensiero mainstream beh... potete cambiare address e cercarvi un paio di tette di quelle giuste, che qui attorno non mancano.

La prima cosa che occorre scordarsi quando si approccia l'argomento intelligence è cercare di fare classifiche di efficacia / efficienza / bravura tra i vari servizi. Il pensiero mainstream vede i maestri del Mossad, i duri del KGB e le pippe della CIA (occhio che alcuni di questi oggi si chiamano diversamente ma userò i nomi storici a cui sono affezionato). Il punto non è se sia vero oppure no ma la mancanza di un termine fondamentale per stabilire la classifica: il numero di operazioni andate a buon fine.

La realtà è che di una agenzia si conoscono solo le operazioni fallite. Quelle andate secondo i piani sono sconosciute per definizione. E attenzione: il fatto stesso di poter attribuire una operazione ad un servizio è sufficiente a definire fallita l'operazione stessa, anche se il suo esito è stato positivo.

Una cosa che spesso non viene considerata è che il miglior servizio segreto è quello che... non c'è. Il suo compito, sia attivo (operazioni) che passivo (informazioni) deve essere svolto in modo assolutamente invisibile e il pieno successo si ha quando le cose accadono in modo pilotato avendo tutti l'impressione che non potessero naturalmente che andare così.

Così continuate pure a giudicare la bontà di una agenzia dalle operazioni fallite di cui siete a conoscenza ma sappiate che le cose potrebbero stare in modo molto diverso (e questo potrebbe essere voluto...).

Ho parlato di compiti attivi e passivi e, ovviamente, i primi sono quelli più gettonati: chi non ha mai sognato di essere James Bond? E non solo per le fighe...

In realtà il vero core business di una agenzia sono i secondi. Essa deve, in sintesi, raccogliere le informazioni grezze e analizzarle per creare quadri d'insieme.
Sono due compiti nettamente distinti e che devono restare separati: un agente sul campo deve avere la mente sgombra da teorie per evitare che, invece che informazioni, cerchi conferme o incominci a notare solo le cose che concordano. In altre parole deve fiutare l'aria ma se qualcuno gli ha riempito il naso di merda sentirà solo odore di cacca.
Analogamente l'analista deve basarsi il più possibile sui fatti indipendentemente da dove, come e da chi essi siano stati raccolti. Innanzitutto perché il suo compito è trovare i legami non ovvi tra di loro e poi perché meno sa dell'organizzazione sul campo e più questa è sicura.

Non dimenticate mai che la probabilità di una fuga di notizie è proporzionale al quadrato del numero delle persone che ne sono a conoscenza.

Uno dei limiti dell'intelligence USA ha proprio a che fare con questi punti. Da un lato si è affidato troppo ai sistemi ELINT (satelliti, drone, ricognitori, NSA...) che sono più o meno facilmente ingannabili a discapito dello HUMINT (infiltrati, prezzolati, dissidenti locali...) che, essendo sul posto, ha il polso reale della situazione. Dall'altro, paradossalmente, ha sempre impegnato molte più risorse nella raccolta di informazioni che nella loro analisi.

Quest'ultimo punto soffre poi di un limite insito nel fatto che si tratti di un paese libero: negli USA un analista che faccia il doppio gioco non si può mettere al muro e la sua famiglia in un gulag. Questo comporta che, per ragioni di sicurezza, le informazioni siano in qualche modo compartimentate e solo pochi e, generalmente, a livelli elevati possano avere una visione d'insieme.
Il risultato è che gli analisti dovrebbero produrre analisi per i decisori ma non hanno i dati per farlo mentre i decisori hanno tutti i dati ma non le analisi che gli servirebbero per prendere decisioni.
Se va di culo capita che un decisore sia bravo anche come analista e la cosa più o meno funziona, se va male sono cazzi.

Nei paesi non liberi le cose stanno diversamente. Il KGB, ad esempio, non soffre di questo problema: un analista che si lasciasse scappare qualcosa sperimenterebbe la lunghezza dei corridoi del carcere di Lefortovo: entrata a Mosca e uscita in Siberia. Questo non significa che anche qui non ci sia compartimentazione, ma la naturale propensione al sospetto e alla colpevolezza aiutano ad investigare ogni aspetto di una questione e a non tralasciare nulla.

Quindi, come dovrebbe essere il fantomatico miglior servizio segreto del mondo?

Innanzitutto deve essere segreto quindi nessuno deve sapere che esiste. Mi spiace per quelli che sperano in Aston Martin, caviale beluga e Martini "mescolato, non agitato" ma niente di tutto questo, tantomeno biondone e morettone con la PPK nella giarrettiera.

Poi deve raccogliere le informazioni sul campo (HUMINT) e da queste trarre la necessità di missioni ELINT. Il viceversa non funziona: un satellite si fa ingannare e, se ne hai il sospetto, è troppo tardi per verificarlo con un agente la cui infiltrazione e/o identificazione è un'operazione molto delicata che richiede tempo, pianificazione e pazienza.

Le informazioni raccolte devono essere passate tutte agli analisti, senza compartimentazioni. Per fare questo senza mettere in pericolo le fonti devono prima essere sterilizzate. Questa è una fase critica perché occorre togliere ciò che può compromettere l'agente senza però cambiare il senso ed il contenuto.

I decisori devono avere sul loro tavolo le analisi e i dati grezzi. Ho detto "le analisi", plurale perché dovranno e potranno esserci più interpretazioni anche se non dovrà succedere che il proliferare degli scenari mascheri una carenza di analisi.

A questo punto beh... se c'è da ammazzare qualcuno deve esserci a disposizione una sezione operativa in grado di farlo.
Non lasciare che il tuo senso morale ti impedisca di fare ciò che è giusto.

2 comments:

  1. Sono arrivato tardi, e me ne scuso, ma ho apprezzato molto.

    Hai messo il dito nella piaga -in maniera documentata ed efficace - sui motivi che fondamentalmente hanno portato all'11 settembre.

    Fra l'altro va detto che la Gran Bretagna continua a privilegiare l'Humint - e' una tradizione dei servizi segreti di sua maesta', che sono sempre fra i migliori del mondo - e che ultimamente anche la Cia sembra aver capito l'antifona.

    Dopo l'11 settembre l'agenzia di Langley si accorse di avere pochissimi analisti in grado di parlare una lingua mediorientale...

    Gia' che ci sono ti segnalo un bel libro di John Keegan sull'intelligence:

    "Intelligence in War: knowledge of the enemy from Napoleon to Al-Qaeda"

    Bel post.

    Ciao

    PS ti ho linkato.

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  2. @Yoss
    Grazie del link e dei complimenti.

    A proposito di 11 settembre occorre anche dire che gli avvertimenti provenienti dall'intelligence devono sempre scontrarsi con il grado di accettazione delle precauzioni da parte della popolazione.

    Senza quello che è successo la gente avrebbe accettato quello che dobbiamo passare oggi prima di salire su di un aereo? Sulla base poi di una ipotesi?

    Mi sa che ci farò un post.

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