Saturday, December 12, 2009

Il cuoco e il cuciniere

Molti sono a conoscenza della mia passione per la buona cucina che manifesto sia in forma passiva (mangio quello che altri cucinano) che attiva (cucino per me e per gli altri).
Siccome quando sono parte attiva mi dicono che sono bravo, qualcuno incomincia a definirmi cuoco e questo mi fa leggerissimamente alterare.
Vi avverto che quando mi altero non lo faccio come una mayonnaise che, al massimo, fa i grumi e se ne sta buona nel suo vaso in attesa di consumare la sua vendetta nei confronti di qualche fesso che se la mangi. No. Il mio modo di alterarmi quando mi chiamano cuoco è più simile a quello che succede ad una bottiglia di coca cola quando ci si butta dentro una mentina. Divento rosso, mi sale la pressione e... bum.

Il fatto è che, da qualche tempo a questa parte, dietro al termine cuoco non si trova più una persona che prepara qualcosa di buono ma un tipo in divisa che realizza qualcosa di interessante.
Interessante?
Interessante è un libro, un programma televisivo, un paio di tette di quelle giuste. Quello che mangio deve essere buono! Poi potrà anche essere interessante come è stato cucinato ma il primo aggettivo che mi aspetto da chi mi presenta il frutto della sua arte culinaria è "buono".
Se ti metto nel piatto una capra cruda appena squartata e' sicuramente interessante se studi anatomia animale ma non e' propriamente una cosa che mangeresti con piacere.
Così abborro ogni definizione slow food/biologica/farlocca/radical chic di cibo, cuochi e somellier. Il mio ideale è il cuciniere in grado di metterti in tavola un piatto buono, saporito, accompagnato dal vino giusto e in porzioni adeguate a soddisfare anche l'appetito.
Questo punto mi sta particolarmente a cuore: soddisfare il gusto è una questione qualitativa ma soddisfare l'appetito non può prescindere da una sana valutazione quantitativa.

Un'altra cosa che mi fa salire la pressione è quando rielaborano un piatto della tradizione ma lasciano inalterato il nome aggiungendo "alla maniera di..." oppure "variazione su...".
Sarò poco slow food/biologico/farlocco/radical chic ma la "càsoeula di magro al cioccolato bianco" chiamata ancora càsoeula mi fa prudere le mani. Converrete che per chi ama i piatti lombardi il termine "càsoeula di magro" è un controsenso, sarebbe come dire "burro dietetico" (esiste, non temete, i farlocchi l'hanno inventato ma non è burro). Quanto al cioccolato bianco lasciamolo agli svizzeri, famosi per aver inventato il nulla (buchi) da mettere nel formaggio facendo credere al mondo di averlo arricchito.

Magari in uno dei prossimi posts metto la ricetta della càsoeula come la faceva mia nonna così il primo farlocco che la legge muore di colesterolo.

1 comment:

  1. Scusa l'OT, ma grazie per il commento.

    Sei piu' che benvenuto, quando desideri.

    Ciao.

    Yossarian

    :-)

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