Qualche anno fa mi dilettavo a scrivere canzoni. Le componevo al pianoforte
e poi le arrangiavo con una Solton MS4 e un Roland JV80. Niente di che, mi
divertivo e passavo un po' di tempo. Siccome poi ero una specie di lupo solitario,
un po' sfigato con le donne e decisamente poco interessato ai passatempi
farlocchi, il sedermi al piano con un buon bicchiere di rum era una delle cose
che preferivo.
Anche se ho detto che ero un po' sfigato con le donne questo non vuol dire, però, che
qualcuna non riuscissi ad invitarla a cena. Del resto sono un discreto cuoco e
questo ha il suo fascino.
Così, quella sera preparai un carpaccio di spada, un riso venere con salmone e
gamberi e un branzino al forno con pomodorini ed olive nere. Ovviamente il tutto
accompagnato da un buon Donna Fugata.
Lei apprezzò molto. Dopo la cena, addocchiò il piano e mi chiese: "lo suoni tu?".
Risposi che si, lo strimpellavo ma che non mi chiedesse di suonarle questo o
quest'altro perché quella tastiera era tarata solo su quello che scrivevo io.
"Suona per me", disse.
Mi sedetti e suonai. E cantai. Ad un certo punto lei si alzò e si sedette accanto a me sulla
panchetta. Si dondolava seguendo il ritmo. Gli occhi chiusi evidenziavano le lunghe ciglia
nere. Le labbra rosse si muovevano impercettibilmente, come se conoscesse le parole del
testo. I lunghi capelli neri le scendevano sulle spalle e, celando una parte del volto, le
davano un'aura di mistero.
Poi aprì la bocca e disse: "Questa canzone è bellissima, sembra Venditti."
Venditti?
Il mondo mi crollò addosso e nulla fu più come prima. Il JV80 finì su di una mensola dove
da più di dieci anni fa il tecno-soprammobile e il mio amato piano prese la via di un
rivenditore di strumenti usati.
Quanto potere hanno i piccoli particolari: bastava che lei scegliesse un altro nome e
forse ora sarei a suonare il piano con un buon bicchiere di rum poggiato a fianco della
tastiera anziché qui a scrivere minchiate davanti ad uno schermo.
Ma avrebbe anche potuto andare peggio. Avrebbe potuto dire, che so, Nino D'Angelo.
No, in questo caso non lo avreste saputo mai perché ora non sarei qui a scrivere.
Non avrei resistito e mi sarei suicidato con alle orecchie le cuffie e nel walkman una
cassetta di Al Bano e Romina.