UPDATE
Ci siete cascati, vero?
Lo so, lo so. Adesso direte che l'avevate capito subito che si trattava di un pesce d'Aprile.
Come, del resto, dicono tutti. Dopo.
Ringrazio gli sturmi che hanno contribuito con i loro commenti ad arricchire
questa piccola auto-zingarata e vi assicuro che tutto ciò che è scritto in questo
post e nei commenti è inventato.
Beh, per quanto ne sappiamo, ovviamente...
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Come ho scritto in altri post, in passato mi sono occupato di intelligence.
Oggi vi voglio raccontare una cosa di cui venni a conoscenza e che, seppure
indirettamente, ha a che fare con una delle tesi complottiste che più va di
moda: le scie chimiche.
Personalmente non credo a queste fantomatiche scie per svariati motivi
che ora non mi va di riproporre. Ma c'è qualcosa di peggio e molto meno
discusso del quale sono venuto a conoscenza direttamente quando lavoravo
al C.I.C.A.D.A., durante la guerra fredda.
Dovete sapere che a quei tempi si era alla ricerca di un modo per attivare le
spie dormienti. Queste erano essenzialmente persone normali che venivano, per
così dire, programmate a livello inconscio per eseguire un compito. Veniva poi
loro cancellata coscienza di esso e lasciato un recettore in grado di riattivare
non solo la memoria ma anche lo stimolo ad agire. Insomma, degli automi programmati
con un codice di attivazione.
Il problema era però far giungere alla spia il codice di attivazione.
Dovendo, questo, solo sbloccare una azione preprogrammata di fatto
poteva essere un segnale mandato ad uno qualsiasi dei sensi: una immagine,
un suono e anche, e veniamo al nostro caso, un profumo.
Fin qui nulla di particolare: una bella donna passava con il profumo
giusto e il dormiente si attivava, portando a termine la missione.
A questo punto ci fu qualcuno che propose di studiare un sistema che fosse in grado
non solo di attivare una azione preprogrammata in una spia opportunamente
preparata, ma che potesse stimolare uno dei nostri istinti innati in un soggetto
qualunque non programmato.
Il più semplice di tali istinti è quello omicida che è presente
anche nelle persone più tranquille sottoforma di istinto di
sopravvivenza.
In pratica si cercava di creare il killer perfetto: uno sconosciuto
assolutamente casuale passa accanto all'obiettivo e uno stimolo esterno
lo sollecita ad ucciderlo. Nessun legame con l'assassinato, nessuna
traccia, nessuna possibilità di essere scoperti.
Furono provate molte sostanze, dagli psicofarmaci alle anfetamine, dagli
stimolanti agli allucinogeni ma il filone più promettente fu quello
della stimolazione ormonale tramite feromoni.
In natura, del resto, lo stimolo sessuale/riproduttivo è quello che in
molte specie scatena l'aggressività del maschio e da qui si partì
facendo test su soggetti di sesso maschile stimolati da feromoni
rilasciati da soggetti femminili particolarmente attraenti.
Quando lasciai l'incarico seppi che si era giunti ad una formulazione efficace ed
in grado di attivare l'azione omicida ma era ancora incontrollata: tutti
i soggetti nel raggio di azione dell'emissione di feromoni divenivano
omicidi e si ammazzavano tra di loro, compreso l'obiettivo.
Ma oramai la strada era tracciata: il principio funzionava, occorreva
solo scoprire come pilotare tale effetto in modo che attivasse solo
l'attore scelto e ne orientasse l'azione unicamente verso l'obiettivo.
In realtà, venni a sapere più tardi, la soluzione era abbastanza semplice
e si basava sul fatto che ogni essere umano è ricettivo ad una particolare
chiave feromonica che, come le impronte digitali, è unica. Ma la cosa che
rendeva fattibile il tutto è che tale chiave è determinabile a distanza
attraverso opportuni "nasi" artificiali.
In pratica succede questo: l'obiettivo cammina per strada e la nostra
squadra, nascosta in un furgone, monitora i soggetti a lui vicini.
Scelto quello più adatto, rileva la sua chiave feromonica
tramite il naso artificiale e, sulla base di questa, formula il feromone
di attivazione che viene poi diffuso in atmosfera, direttamente dal
furgone o attraverso un vettore. Generalmente come vettore si sceglie
una bella donna perché è più facile nascondere la diffusione attraverso
un profumo.
Come avrete già dedotto tale meccanismo è di una potenza inaudita.
Di fatto si può usare il feromone per indurre una scelta, un po'
come avviene per la pubblicità subliminale: in presenza dell'oggetto
da imporre si diffonde il feromone e si stimola con esso l'istinto
voluto, ad esempio l'impulso all'acquisto.
Ma la cosa che più spaventa di tale strumento è che, funzionando
particolarmente bene con gli istinti primordiali, si presta perfettamente
a governare il consenso attraverso l'induzione di stati di benessere e
tranquillità o, al contrario, violenza e belligeranza.
Ma anche a darvi l'impressione di aver mangiato benissimo in un certo
ristorante o a trovarvi particolarmente a vostro agio in una certa SPA o
in un certo albergo.
Quante volte vi è capitato? Molte vero?