Sunday, October 25, 2020

Il Re è nudo

Incomincio a rassegnarmi all'evidenza: la pandemia ha messo in luce la debolezza di una società che ha perso il pragmatismo che il contatto con la realtà richiede e non sa più affrontarla.

Non solo in Italia, perché gli altri paesi, chi più chi meno, non sono messi meglio.

Sembriamo tutti, dico tutti anche chi dovrebbe avere gli strumenti tecnico/culturali adeguati, non più in grado di concepire una situazione imprevista ed affrontarla come tale.

Come se la realtà dovesse essere sempre prevedibile, come se un imprevisto fosse per forza colpa di qualcuno o qualcosa e ci trovasse attoniti ad occhi sbarrati e bocca aperta: "Ma come è possibile?"

Sto seguendo i thread di coloro che dovrebbero essere la guida di questi momenti, coloro che dovrebbero trovare una sintesi, non necessariamente corretta ma pragmatica, una strada da percorrere scelta in base a ciò che sappiamo (poco) e ciò che è ragionevole.

Sapendo di poter sbagliare in perfetta buonafede perché quando affronti il nuovo sai che può succedere ma devi andare avanti perché a star fermi si subisce.

Ma viene lo sconforto.

Ognuno ha una sua linea, come deve essere, la esprime e la espone al giudizio degli altri ma, e qui sorge il problema, questa discussione non sfocia in nulla che sia di aiuto, che sia sintetizzabile, che sia opponibile alla strategia inadeguata dei DPCM omeopatici.

Il punto non è che in quei thread non ci sia cosa fare: c'è ed è tanto ed è spesso giusto.

Quello che manca è l'accordo, il consenso, che gli dia il peso necessario ad essere adottato e ad essere compreso anche da chi dovrà poi "subirlo".

Un accordo nel quale si parta da una base comune e condivisa (le premesse e i dati e che già sia frutto di un inevitabile compromesso tra chi legge 40% e chi 95%) per giungere ad un insieme di proposte unitarie, nelle quali ognuno accetti di cedere qualcosa in nome del tutto.

Invece la conclusione di questi thread è quasi sempre che ognuno resta della sua idea, si abbandona la discussione e chi ha seguito non sa se quello che ha letto fosse giusto o sbagliato e, soprattutto, di quanto.

Non c'è giusto o sbagliato, c'è migliore o peggiore.

Il risultato, riflesso poi anche dai media, è uno solo: "caos".

E dal caos nasce solo una cosa: l'attesa "per capire meglio".

E dall'attesa, quando tutto sarà finito, il "si doveva fare così, era evidente, colpa di..."

Sono considerazioni molto amare ma oramai penso che la realtà seguirà il suo corso e la nostra società affronterà, come regolarmente successo nella sua storia, un momento di "reset" violento e costoso da cui ripartire.

Speriamo meglio.

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Friday, October 23, 2020

La toppa

Il SARS-CoV-2 e relativa Covid-19 stanno facendo emergere tutta una serie di limiti, incapacità ed inefficienze delle quali siamo a conoscenza ma alle quali siamo usi mettere la classica "toppa italica".

Ma un telo rattoppato non è equivalente ad un telo integro.
Se piove forte non ti ripara più.
E oggi sta piovendo fortissimo.
E ci siamo inzuppati.

Ci sono decine di esempi nei quali è stata necessaria la "toppa" ma quello che più scandalizza è l'incapacità assoluta del nostro apparato burocratico di scrivere una norma.

In un momento come questo, che presenta già di suo incertezze legate alla sua natura, a ciò che ci è ignoto e ai contrasti su ciò che è noto, ogni spazio lasciato all'ambiguità nel definire le regole mina la loro credibilità e, con essa, il fatto che vengano rispettate.

Non è il momento per norme che richiedano una circolare successiva o delle FAQ per capire come debbano essere interpretate per poterle applicare.

Già è difficile capire cosa sia giusto fare e come, non rendiamo difficile anche il capire come metterlo in atto.

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